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Elezioni comunali Milano 2021

Milano, primo confronto tra candidati. Sala: “Ripartire da lavoro fatto”. Bernardo: “Terapia d’urto”

Dodici dei 13 candidati sindaco alle prossime elezioni comunali a Milano si sono incontrati nella sede di Confcommercio per il primo confronto pubblico. Due domande a testa, con tre minuti a disposizione per ciascuno: hanno elencato le priorità per Milano, parlando di ciò che hanno intenzione di fare. Osservati speciali Sala e Bernardo, i due principali sfidanti. Ecco cosa hanno detto i candidati e come è andato il confronto.
A cura di Francesco Loiacono
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A poco più di una settimana dalle elezioni comunali del 3-4 ottobre a Milano, nella sede della Confcommercio si è svolto il primo dei due confronti in programma tra i candidati sindaco. Stringenti le regole, dal momento che gli aspiranti a Palazzo Marino sono tanti: 13, anche se solo 12 dei candidati si sono presentati all'appuntamento in Confcommercio. Unico assente Teodosio De Bonis, del Movimento 3V. Tutti gli altri presenti hanno avuto a disposizione due interventi a testa da massimo tre minuti. Nel primo hanno potuto esprimere le loro priorità per Milano, nel secondo evidenziare quale tra i punti del manifesto di Confcommercio approfondire nel loro eventuale mandato.

In apertura di confronto ha preso la parola Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che ha ripreso il paragone tra guerra e pandemia che negli scorsi mesi è stato più volte sollevato: "Solo a Milano sono morte di Covid 5000 persone, non smettiamo mai di ricordarlo, non smettiamo mai di ricordarle", ha detto Sangalli, ricordando anche che nel 2020 "le imprese del terziario della città hanno perso il 40 per cento del fatturato". Adesso però "l'economia si sta trasformando, come nel Dopoguerra", ha detto Sangalli, che ha quindi sottolineato l'importanza delle imprese: "Sono al centro, non in centro, perché siamo convinti che debbano essere il più possibile diffuse nelle città e nei quartieri. Dal cuore del centro storico, che non possiamo permetterci di desertificare abbracciando senza se e senza ma la religione dello smartworking, alle periferie, che diventano la grande sfida di una città moderna".

Le priorità dei candidati sindaco

Beppe Sala

Ad aprire le danze il sindaco uscente Beppe Sala, sostenuto da tutto il centrosinistra: "Nel manifesto di Confcommercio ci sono le basi per proseguire lavoro fatto. Ripartirei dal lavoro fatto e dall'interpretazione non semplice che abbiamo fatto dei mesi difficili", ha detto Sala toccando tra i vari temi quello della movida e dei 3500 permessi per utilizzare gli spazi esterni concessi a bar, ristoranti e locali. "Però il punto è uscire dalla crisi e usare al meglio i fondi del Pnrr – ha aggiunto Sala – Abbiamo fatto un primo confronto tra parti sociali e abbiamo portato al governo le nostre istanze. Il Governo deciderà nei prossimi mesi: bisognerà partire senza perdere un giorno". Poi Sala ha elencato alcune delle priorità: "Il trasporto pubblico va allargato, abbiamo obiettivo di nuove metropolitane e del 50 per cento in più di chilometraggio sul trasporto pubblico. I fondi del Pnrr serviranno per l'edilizia popolare, sociale e scolastica. Abbiamo restituito 4.5oo appartamenti e ridotto abusivismo. Crediamo molto nella città a 15 minuti e nel fornire i servizi a ogni quartiere". Infine il tema sicurezza: Sala ha detto di voler "assumere 500 nuovi vigili che vogliono stare in strada". Nel successivo intervento Sala ha sottolineato l'importanza della medicina territoriale, chiedendo però un cambio di rotta a Regione Lombardia sul tema delle case della salute e affermando di voler "liberare i medici di base dalla burocrazia".

Luca Bernardo

Secondo a parlare Luca Bernardo, candidato del centrodestra: "So cosa vuol dire resistere – ha esordito il pediatra dell'ospedale Fatebenefratelli, in prima linea durante la pandemia -. I danni della pandemia ci hanno portato a dire che c'è bisogno di terapia d'urto. Milano deve essere irresistibile, attrattiva". Bernardo ha quindi chiesto un impegno direttamente ai commercianti, con l'istituzione di tavoli permanenti per risolvere tutte le necessità. Poi è entrato nel concreto con alcune proposte: "Abbattimento di Imu, Tari e occupazione di suolo pubblico per tutte quelle imprese in difficoltà anche nel 2022, ridurre l'imposta per la pubblicità sulle vetrine e anche l'Imu e la Tari per gli immobili sfitti". Inoltre per il candidato di centrodestra bisogna puntare sulla digitalizzazione, sulla "formazione degli uomini del Comune di Milano, che spesso sono stati messi da parte" e sulla semplificazione e sulla detassazione per i giovani. Nel secondo intervento Bernardo ha proposto un patto con i commercianti per risolvere i problemi e rispondere alle richieste che faranno. Sulla sanità: "È il mio mondo, immagino salute di prossimità, case della salute, dare immobili del comune gratis ai medici di base". Bernardo ha poi evocato presidi fissi della polizia locale, ha detto di essere "per il coworking più che per lo smartworking". Ha sottolineato come le Olimpiadi 2026 significhino occupazione e ha parlato di una "mobilità sostenibile per i nostri cittadini ma non solo, anche per aziende. La mobilità deve un avere approccio diverso, le piste ciclabili devono essere condivise e non disegnate nottetempo", ha aggiunto Bernardo, ribadendo che, se verrà eletto, l'Area C terminerà alle 14. Infine un passaggio sul turismo: "Voi siete il brand milanese – ha detto ai commercianti – senza di voi questa città non va avanti. Ma negli ultimi anni la politica milanese e voi siete andati a due marce diverse".

Layla Pavone

Secondo la candidata sindaca del Movimento cinque stelle, Layla Pavone, Milano dovrà "decidere di investire anche sulla base di priorità e scelte che grazie al Pnrr avrà opportunità di fare: si è parlato molto di digitale e innovazione tecnologica", ha detto Pavone, sottolineando però che Milano nelle classifiche internazionali sulle smart city "è oggi al 74esimo posto. Abbiamo chiamato il nostro programma Milano Prima donna perché pensiamo che la città debba tornare a essere una prima donna. Gli investimenti tecnologici devono essere ‘on top' a tutte le scelte", anche perché sono trasversali a diversi ambiti come salute e mobilità. Per fare questi tipi di investimenti serve però "upskilling, innesto di competenze". E attenzione massima ai giovani: "Sono le generazioni future che faranno sì che la nostra città torni ad essere una prima donna", ha detto Pavone, che ha poi sottolineato l'importanza di fare sistema.

Gianlugi Paragone

Poco centrato su Milano e più sul governo l'intervento di Gianluigi Paragone. "Se è vero che è stata una guerra, è vero anche che ci hanno guadagnato molto i più forti", ha esordito Paragone, facendo subito un esempio: "Il mondo del delivery sta schiacciando il mondo della ristorazione". Il candidato ha posto l'attenzione sulla necessità di preservare l'economia reale da quella finanziaria. Tornando su temi più prettamente cittadini, Paragone ha parlato delle periferie e in particolare di Lampugnano: "Sta diventando una città nella città, da lì partono corrieri della droga e nessuno li controlla".

Natale Azzaretto

"Siamo portatori di una visione totalmente diversa", ha subito chiarito il candidato sindaco del Partico comunista dei lavoratori Natale Azzaretto. "Al centro dell'operatività mettiamo gli interessi dei lavoratori e delle periferie. Negli ultimi 30 anni le amministrazioni che si sono succedute, sia di centrodestra, sia di centrosinistra, non hanno fatto che ripetere politiche che hanno utilizzato il centro della città e lasciato ai margini le periferie delle città. Se andiamo a Baggio, al Gratosoglio, a Quarto Oggiaro, vediamo un accavallarsi di problemi che nessuna giunta è stata in grado di risolvere, perché gli interessi della gente normale non vengono tenuti nella giusta considerazione. Sentivo parlare di costruire case – ha proseguito Azzaretto -, ma che tipo di case? Milano è altamente urbanizzata, bisogna riconvertire le case che ci sono e metterle a disposizione di chi non ce l'ha o non ha i soldi per comprarle". Da Azzaretto sono poi giunte domande su come governare alcuni fenomeni: "Se si diffonde lo smartworking il bar di prossimità che fine fa? Se si diffonde la consegna a domicilio del cibo, la ristorazione che fine fa?".

Bryant Biavaschi – Milano inizia qui

Una "unica priorità" per Bryant Biavaschi e la sua lista "Milano inizia qui": "Attività commerciali, bar e ristoranti". Perché senza di queste non solo gli immobili perderebbero valore, ma ci sarebbe anche meno sicurezza. Per questo il Comune deve "concedere suolo pubblico gratuitamente per il periodo della durata della crisi". Questo però acutizzerà il problema dei parcheggi, che secondo Biavaschi si può risolvere con parcheggi sotterranei in edilizia convenzionata. "Bisognerà poi introdurre l'obbligatorietà del primo avviso bonario della polizia annonaria durante un controllo": in sostanza concedere tempo agli esercenti per mettersi in regola con le tante norme, senza "stangarli" subito con sanzioni. "A Milano abbiamo un grande capitale commerciale che dobbiamo impegnarci a proteggere".

Mauro Festa – Partito Gay

Punta su una "riduzione drastica della burocrazia" il candidato sindaco del Partito dei Gay Mauro Festa. Una necessità in vista dell'arrivo dei fondi del Pnrr, per evitare che qualsiasi tipo di investimento si scontri contro una macchina organizzativa complessa. L'esempio? Il modulo per la richiesta di occupazione di suolo pubblico, che secondo Festa chiede al cittadino molte informazioni che il Comune potrebbe avere accedendo ai propri dati. Festa ha poi incluso tra le priorità la sicurezza, e ha ricordato di essere un partito senza ideologie e che non crede nella creazione di un nemico: "Le soluzioni non vengono risolte in questo modo ma trovando modalità innovative". Ad esempio, ha detto Festa a proposito del proliferare dei delivery, "se ci sono multinazionali che strozzano i ristoratori, perché non fare un'applicazione di concerto con Confcommercio che vada a competere con queste piattaforme?". Festa poi, nel successivo intervento, ha parlato della necessità di eliminare i balzelli comunali, bilanciando la perdita di getto attraverso la dismissione delle quote di Sea. "Milano è l'unica città in Europa che gestisce gli aeroporti, e oggi è un business è in perdita". In merito alle partecipate bisogna invece puntare su A2a, "che potrebbe dar vita a una Smart City del futuro". Altro tema è l'introduzione del fondo per pagare straordinari alla polizia locale, in maniera da mandare gli agenti in giro anche dopo le 20.

Giorgio Goggi – Socialisti per Milano

Pragmatico e molto concreto il candidato sindaco socialista Giorgio Goggi, che in passato era stato assessore nelle giunte Albertini. Dall'elezione separata del sindaco della Città metropolitana da quella del Comune a un "grande piano per la costruzione di nuove case popolari", dalla necessità di realizzare il secondo passante ferroviario e nuova metro, la M6 da Baggio a Ripamonti alla volontà di istituire un "assessorato alle acque" per gestire l'enorme patrimonio idrico di Milano, che non è solo i Navigli. E ancora: bloccare la demolizione dello stadio San Siro e la costruzione di nuovi grattacieli, riprendere invece la costruzione du parcheggi, specie quelli di interscambio. Altre priorità: spazi comunali a disposizione del Servizio sanitario nazionale per la sanità territoriale e modificare il Piano di governo del territorio (Pgt) perché "non vincola aree per servizi pubblici. Il Comune deve riappropriarsi del potere di indirizzo sulle partecipate", ha poi aggiunto Goggi, che si è detto pronto anche a "progettare piste ciclabili in sicurezza e a norma". Dal candidato socialista è poi arrivata una suggestione sul tema del paragone tra la guerra e la pandemia: "Vorrei dire che Milano è uscito dalla Prima guerra mondiale col sindaco Caldara, dalla Seconda guerra mondiale con Greppi e dal terrorismo con Tognoli (tutti sindaci socialisti, ndr). Noi socialisti ci candidiamo per gestire questa fase". Nel successivo intervento Goggi ha ricordato, in termini di pari opportunità, come la ricchezza di Milano l'abbiano fatta e la facciano ancora anche coloro che arrivano fuori dalla città, la macro-area valutata dall'Eurostat in 5,2 milioni di abitanti. Un "patto sociale implicito" ha sempre garantito a questi "Milanesi di fuori" di poter accedere a Milano: "È sempre stata una città che ha avuto interesse per i ceti deboli – ha ricordato Goggi – ‘Milan col coeur in man' è un detto nato col sindaco Caldara. La mia impressione è che oggi Milano questa strada tracciata per molto tempo la stia abbandonando. Ho l'impressione che si sia dimenticata anche l'edilizia economica e popolare: se non cambia rotta rischia il declino".

Gabriele Mariani

Tre sono i temi principali per Gabriele Mariani, candidato sindaco di Milano in Comune e lista Civica Ambientalista. In promo luogo una città "più uguale: in 10 anni il numero di case popolari in capo a Mm vuote o sfitte non è cambiato. Bisogna riportare a Milano i ceti meno abbienti che saranno progressivamente espulsi". Mariani vuole poi una città che governi "con una forte regia pubblica" le proprie trasformazioni, al contrario di quanto fatto con gli ex scali ferroviari. "Terzo punto: Milano veramente verde e sostenibile, andiamo oltre le mistificazioni lessicali di questi anni. Rivediamo il Pgt per avere un consumo di suolo negativo recuperandolo, non dai parterre o dalle rotonde, ma dai suoli pubblici o privati". Per Mariani poi il piano di riforestazione urbano (Forestami, ndr) è fallimentare: "Ci sono alberi secchi ovunque. Il Comune deve internalizzare i propri servizi. Con l'esternalizzazione il lavoro perde di qualità e perde di qualità il servizio". Nel successivo intervento Mariani ha affermato di essere stato l'unico ad aver firmato il protocollo di Wikimafia (in realtà firmato anche da Layla Pavone). Ha poi ribadito la propria contrarietà al progetto di abbattimento dello stadio di San Siro e ha sottolineato l'importante dei distretti urbani del commercio (Duc), che però per portare davvero valore anche nelle periferie devono funzionare, senza attori che pretendano di imporre le proprie decisioni.

Marco Muggiani – Partito comunista italiano

Il rilancio della microeconomia per rilanciare l'economia reale è uno dei punti del programma di Marco Muggiani, candidato sindaco del Partito comunista italiano. Muggiani "prevede la restituzione a chi abita a Milano dei diritti fondamentali: al lavoro, alla casa e alla salute. Sono diritti che purtroppo da tutte le precedenti giunte sono stati disattesi perché tutte non hanno fatto che piazzare sul mercato dei luoghi dove grandi capitali finanziari si trasformavano in mattoni, ma non a vantaggio dei cittadini". Come il Bosco verticale a 16mila euro al metro quadro, ha spiegato Muggiani. Nel piano ben preciso per il diritto alla casa il Pci pensa a uno strumento: "La cassa mutualistica comunale, che dovrà aiutare le persone che faticano a pagarsi il mutuo o l'affitto". Sarà uno strumento a costo zero per il Comune perché sarà finanziato dalle partecipate e da oneri chiesti ai costruttori, che dovranno pagare una sovrattassa se vogliono vendere oltre il prezzo di mercato. Quindi, elemento che accomuna un po' tutta la "sinistra", il diritto al lavoro: "assunzioni per tutti quei servizi dati in appalto, che devono essere gestiti dal Comune". Nel suo successivo intervento Muggiani ha puntato sulla sanità, in particolare sui consultori pubblici. "La legge ne prevede uno ogni 20mila abitanti. Noi siamo per realizzazione di consultori pubblici, comunali, con personale sanitario assunto a tempo indeterminato dal comune, e questi devono dare un servizio capillare soprattutto nelle aree periferiche ma anche in centro". Altri temi collegati sono la cura e la prevenzione delle malattie fisiche e mentali e lo smaltimento dell'amianto dalle scuole e dagli edifici pubblici nei quali è ancora presente: "Abbiamo da riavvicinare i cittadini garantendo il diritto alla salute e al tempo stesso da generare posti di lavoro".

Alessandro Pascale – Partito comunista

È un anatema contro il capitalismo l'intervento di Alessandro Pascale, candidato del Partito comunista. "Serve un cambio di sistema, l'Italia è un Paese che dispone di tutto il necessario per costruire un nuovo sistema economico e sociale", ha detto tra le altre cose il giovane candidato, ricordando lo "slogan ‘Milano non si ferma' e le conseguenze che ha avuto tentennare per un vero lockdown". "La crisi non è per tutti", ha poi sottolineato Pascale, parlando del "fallimento della realtà neoliberista" e guardando con favore a ciò che accade in Cina, dove "la politica comanda sull'economia". Pascale è stato poi uno dei pochi, assieme a Mariani, a tirare fuori l'argomento mafia: "Noi dichiariamo guerra alle mafie, alle oltre quattromila multinazionali che agiscono su Milano senza pagare le tasse". Nel successivo intervento è andato controcorrente rispetto ai soldi previsti dal Pnrr: "Voi vedete nel Pnrr un'opportunità, quei soldi sono invece una trappola: stiamo indebitando ulteriormente le giovani generazioni. Sappiamo bene – ha aggiunto Pascale – che quei soldi se li mangeranno quasi tutti le borghesie mafiose".

Bianca Tedone – Potere al Popolo

Siamo l'alternativa politica di rottura alla ‘Milano parco giochi per ricchi' di Sala", ha esordito Bianca Tedone, candidata di Potere al popolo. Sanità, lavoro e casa le priorità della candidata. Sulla sanità chiusura netta ai privati, sulla casa "tetto degli affitti del mercato immobiliare privato". E sul lavoro, infine, "ogni sostegno o incentivo deve essere vincolato alle condizioni di lavoro che vengono attuate nelle imprese". "Tutti i soldi del Recovery fund li metteremmo in queste direzioni", ha detto Tedone, che nel successivo intervento ha parlato dell'importanza del turismo e dell'attrattività di Milano, precisando però che la città "deve essere attrattiva per chi vive e lavora a Milano" e rifiutando la logica dei grandi eventi, che "sono un enorme bacino di lavoro precario e sfruttato". Anche per Tedone, inoltre, pure nel settore del turismo "serve internalizzare i servizi che sono esternalizzati col sistema degli appalti e dei subappalti".

Un commento sul primo confronto

Se dovessimo dare un giudizio, potremmo innanzitutto suddividere i candidati tra quelli che hanno parlato di temi più concreti – Sala, Bernardo, Mariani, Goggi, Biavaschi e Festa – e chi invece per ovvie ragioni ha parlato di battaglie più ideologiche, come i quattro candidati della sinistra radicale (Azzaretto, Muggiani, Pascale e Tedone) e come Gianluigi Paragone, che nello specifico della città di Milano ha parlato poco. Il sindaco uscente è apparso molto sicuro, pacato, forte probabilmente del favore dei pronostici (e dei sondaggi) ma anche di quanto fatto nei precedenti cinque anni. Che potrà piacere o non piacere, certo, ma che è la base da cui Sala vuole ripartire in caso di rielezione. Molto focalizzata sull'importanza del digitale e della tecnologia la candidata del Movimento 5 stelle Layla Pavone, che in effetti proviene proprio dal mondo del digital ma che forse poteva essere più incisiva sui della città e le sue ricette per risolverli. Molto spigliato è apparso il candidato del Partito Gay Mauro Festa. Convincente anche l'intervento di Gabriele Mariani, ex Pd molto duro nelle accuse alla giunta Sala sul verde e la sostenibilità. Per quanto riguarda Bernardo, il candidato del centrodestra e principale sfidante di Sala ha mostrato anche in questa circostanza il suo limite: non è un politico di professione. Tra tutti, è quello che è sembrato cercare di più la sponda dei "padroni di casa", ossia i commercianti, utilizzando questo appuntamento per cercare di accreditarsi agli occhi della categoria, più che per raccontare la propria visione della città.

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