Milano, nuovo allarme per gli esercizi commerciali: “Con il Covid terreno fertile per gli usurai”
Tra le criticità emerse durante il periodo pandemico vissuto da Milano, c'è anche quella relativa all'acquisizione di "esercizi commerciali a costo vile" da parte degli usurai che costringeranno i commercianti a pagare il pizzo. Questo quanto dichiarato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano.
Dda: Tutti dicono che denuncerebbero ma non lo fanno
La responsabile della Dda Alessandro Dolci, durante la presentazione dello studio di Confcommercio Milano, Lodi e Monza e Brianza, ha dichiarato che "non è giunta alcuna denuncia" per usura, ma quanto ricavato da una profonda indagine, mette in luce come nel periodo dell'emergenza sanitaria tale fenomeno sia tutto tranne che inesistente. La dottoressa Dolci ha sottolineato che almeno il 90 per cento di chi si è sottoposto alle domande dello studio ha riferito che, in caso di tentate estorsioni, si recherebbe immediatamente dalle forze dell'ordine per denunciare. A tale esito, la Dolci ha dichiarato: "Ottime intenzioni, vorrei però vedere i vostri associati alla prova dei fatti". Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dagli inquirenti, infatti, ci sarebbero dei commercianti che, "nonostante siamo in un periodo di profonda crisi, pagano il pizzo". Le cifre, per il momento, sarebbero contenute, e si aggirerebbero intorno ai 500, 1.000 euro: "Ma pagano", evidenzia la Dolci che ha ricordato come "denunciare è invece un dovere". Segnalare chi chiede il pizzo, inoltre, "conviene" poiché "la moneta cattiva scaccia quella buona" ed inquina il mercato. Infine, la dottoressa Dolci ha ricordato come l'omessa denuncia possa comportare conseguenza penali o interdittive.
Triplicati i danneggiamenti, quasi raddoppiate le richieste di acquisizione
Nella fattispecie, dal 9 per cento della prima rilevazione, in particolare nella ristorazione, si è arrivati al 19 per cento di oggi, su un campione di 411 imprese che hanno risposto in merito a richieste irrituali di acquisizione. Di queste, i 38 per cento sono attività di ristorazione, il 30 per cento attività non alimentari e il 13 per cento le agenzie immobiliari. Triplicati, invece, i danneggiamenti. In particolare sono l'automotive, la ricettività e la ristoriazione, rispettivamente per il 29, 21 e 19 per cento del totale segnalato.