Milano, la pioggia frena il ritorno al ristorante: dehors semi vuoti soprattutto per cena
Sembra uno scherzo del destino: nel primo giorno della rinnovata "zona gialla" in Lombardia, con bar e ristoranti che potevano tornare a servire ai tavoli i clienti, ma solo all'esterno, il meteo a Milano è stato decisamente inclemente. La giornata piovosa ha così influito sulla ripartenza dei locali: quelli che erano già dotati di dehors o si erano adeguati negli scorsi giorni non sono stati presi d'assalto, e anzi alcune attività soprattutto a cena hanno preferito restare chiuse in attesa di tempi migliori, meteorologicamente parlando.
Al mattino e a pranzo tavoli più pieni: flop a cena
Già al mattino e a pranzo, nonostante il tempo più clemente, non erano mancati i dubbi da parte di alcuni titolari di pubblici esercizi: "Non siamo felici come le altre volte perché ogni volta che gioiamo c'è sempre la sorpresa: e la sorpresa è che dobbiamo lavorare solo fuori con la settimana che dà pioggia", aveva detto un ristoratore della zona di corso Como a Fanpage.it. Il pranzo, come anticipato, è stato comunque onorato da un discreto numero di clienti: c'è chi, come ha detto il titolare del "Chiostro di Andrea" Massimo Morazzioni al quotidiano "Il Giorno", ha lavorato al 70 per cento della capacità rispetto al periodo ante Covid. Dehors semi vuoti, comunque, in alcune tradizionali zone della movida come corso Como e corso Garibaldi: niente pienone nemmeno in posti più turistici come piazza Duomo o in Galleria Vittorio Emanuele II. E alcuni ristoranti storici, come il "Pont de Ferr" sul Naviglio, riapriranno direttamente il 5 maggio: "Aprire l’attività in queste condizioni è assurdo e ci si mette pure il meteo", ha detto al "Giorno" la titolare Maida Mercuri.
Stoppani (Confcommercio-Fipe): Queste riaperture non sono la soluzione decisiva
Un bilancio delle riaperture di ieri, a Milano e non solo, lo ha fatto a Fanpage.it Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio: "Faccio un ragionamento generale: certamente sarebbe anche poco obiettivo riconoscere che non si tratti di un passo in avanti rispetto al black-out che c'era fino a domenica. Ma da qui ad enfatizzare queste riaperture e considerarle come la soluzione decisiva ce ne vuole, per due aspetti. Innanzitutto escludono una parte di pubblici esercizi italiani, parliamo di oltre il 46 per cento di attività che non hanno possibilità di esternalità. Ma anche chi le ha ha due incognite: una, come appunto accaduto ieri, è il tempo, e l'altra è la capienza. In una città come Milano, ad esempio, le possibilità di svilupparsi all'esterno sono ridotte rispetto a quelle all'interno. Per cui se anche molte attività si sono organizzate – e ci sono politiche che hanno incentivato i dehors -, gli spazi all'aperto sono pur sempre un'attività complementare". Da qui la speranza, per Stoppani e tutti i ristoratori, che le riaperture possano avvenire "compiutamente", non solo all'aperto: "Si deve fare di più".