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Covid 19

Milano, la foto delle infermiere del Niguarda di nuovo alle prese col Covid: “L’unione fa la forza”

Le infermiere del reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale Niguarda di Milano hanno scattato una foto che le ritrae mentre si fanno forza. Doveva essere un saluto a una collega trasferita ma in poco tempo è diventato un messaggio di speranza. “L’unione fa la forza”, si legge del loro post di Facebook. “Per noi ritornare a curare pazienti Covid non è stato facile. Combattiamo anche contro una pesantezza emotiva che non ci ha mai abbandonato da marzo”, racconta una delle infermiere a Fanpage.it.
A cura di Giorgia Venturini
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"L'unione fa la forza". Con lo stesso spirito con cui hanno affrontato il primo tempo della battaglia contro il virus, le infermiere dell'Ospedale Niguarda di Milano si danno la carica anche per questa seconda ondata che sembra essere appena agli inizi. Il loro reparto in pochi giorni si è già riempito di pazienti Covid e, ancora una volta, il personale sanitario è chiamato a fare miracoli. Tutti insieme. "Perché tra alti e bassi siamo una famiglia". Un messaggio che traspare nella foto scattata nelle corsie del Niguarda: doveva essere un saluto a una collega ma si è anche trasformata in un motto contro il Covid.

In reparto ci sono 24 pazienti anche di 30 e 40 anni

Il loro reparto è quello di medicina d'urgenza Covid aperto il giorno prima di quanto stabilito: "Esattamente come è successo durante la prima ondata, anche questa volta siamo state tutte allertate con una chiamata che ci ha fatto precipitare in ospedale. In una notte abbiamo accolto sei pazienti positivi", racconta a Fanpage.it l'infermiera 38enne del Niguarda Catia Pontiggia. Qui, come negli altri ospedali della Lombardia l'età media si è abbassata: "Abbiamo pazienti anche di 30 e 40 anni".

La seconda ondata è scoppiata un mese prima del previsto

Rimettere visiere e camici anti contagio non è stato facile per le infermiere del Niguarda. "Siamo un po' demoralizzate. Non ci aspettavamo una seconda ondata così presto e così pesante. Pensavamo di avere ancora un mese di respiro", precisa Catia. Oggi è come se il tempo non fosse passato, se tutto fosse rimasto fermo a marzo: "Ritornare ai ritmi della primavera è stata dura. In corsia dobbiamo combattere anche contro una pesantezza emotiva che non ci abbandona dalla prima ondata. Come se avessimo un rifiuto verso la situazione. Perché l'angoscia dei pazienti non è cambiata, è sempre la stessa". E ora più che mai "l'unione fa la forza". "Siamo uniti dalla fatica comune. Abbiamo caratteri diversi, ma in queste condizioni esce sempre il meglio di noi. Chi fa qualche battuta in più, chi porta un dolce a fine turno. Come per la prima ondata ci aiuterà il fatto di essere una grande famiglia".

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