Milano, indagato lo stalker fascista che perseguitava l’attivista contro la violenza sulle donne
![Immagine di repertorio](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/3/2015/02/stalking.jpeg)
Una donna, presidentessa di un'associazione dell'hinterland milanese contro la violenza sulle donne, ha subìto per nove mesi minacce, intimidazioni, aggressioni e danni alla sua auto e a quella del marito. Per tutto questo è indagato un 50enne, che ha ricevuto il divieto di avvicinamento alla donna e il divieto assoluto di comunicazione con la stessa in qualunque forma. Durante delle perquisizioni sono state trovate in proprietà dell'uomo diverse armi, anzi, un vero e proprio arsenale: una lancia, sette spade, sei machete, due mannaie, una baionetta, venti pugnali, un’ascia, una mazza ferrata, oltre a manganelli, e diverse fruste. L'uomo può essere definito un nostalgico del ventennio fascista, vista la presenza nel suo appartamento anche di un mezzo busto di bronzo raffigurante Benito Mussolini.
Le minacce e le intimidazioni
Il 50enne, secondo le accuse di stalking mosse a suo carico, avrebbe aggredito verbalmente la donna, urlandole contro frasi come "W i femminicidi, la guerra è aperta" ma non si è fermato alle minacce verbali: gli avrebbe anche danneggiato l'auto. L'indagato pronunciava anche inneggiamenti al fascismo e alle Ss. Stando all'ordinanza, il 50enne in più occasioni insultava e minacciava la donna "perché non voleva continuare ad avere una relazione amichevole con lui" con frasi come "mi diverto a farti soffrire" e danneggiandole le ruote dell'auto. Secondo quanto riportato dall'Ansa, il 50enne diceva di "conoscere molta gente proveniente dalla Calabria e da territori ad altissima densità mafiosa" invitandola "a stare attenta anche per i suoi tre figli". Secondo quanto raccolto a suo carico, il 50enne dal novembre 2020, avrebbe anche danneggiato più volte il "Muro delle donne", un'opera realizzata dalla donna, strappando "i cartellini che riportavano i nomi delle donne vittime di femminicidio". In seguito avrebbe anche mandato dei messaggi con immagini raffiguranti Mussolini e riferendosi alla donna come "comunistella". Nella sua testimonianza la donna ha fatto mettere a verbale che l'uomo in occasione della festa dell'associazione "era passato più volte davanti al suo stand, fissandola con insistenza". L'indagato, che soffre anche di disturbi psicologici, avrebbe ammesso i fatti.