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Milano, i medici degli ospedali San Carlo e San Paolo: “A breve costretti a scegliere chi salvare”

Una cinquantina di medici e rianimatori degli ospedali San Carlo e San Paolo di Milano hanno scritto una lettera indirizzata alla direzione sanitaria in cui lamentano carenza di posti letto e di personale qualificato. Questo li porterà presto “a scegliere di dilazionare gli ingressi e soprattutto chi salvare”.
A cura di Ilaria Quattrone
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(Immagine di repertorio)
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"Ci vediamo costretti a operare scelte relative alla possibilità di accesso alle cure": è quanto scritto in una lettera, indirizzata alla direzione sanitaria, da circa cinquanta medici d'urgenza e rianimatori degli ospedali di San Carlo e San Paolo di Milano. Un annuncio terribile che dimostra quanto l'aumento dei contagi da Covid-19 in Lombardia e soprattutto a Milano, una delle province più colpite dall'epidemia, stressi le strutture ospedaliere del territorio.

Mancano posti letto e personale qualificato

All'interno della lettera, riportata dal Fattoquotidiano.it, i medici lamentano carenze tecniche e strutturali accusando la direzione di non aver preparato la struttura ospedaliera all'arrivo di una nuova ondata: "Ci riferiamo alla carenza di posti letto, non solo in terapia intensiva, ma anche nei reparti di degenza ordinaria e nei reparti con possibilità di monitoraggio". A questo problema si aggiunge l'insufficienza di personale adeguatamente qualificato: "Questa carenza non è stata nemmeno lontanamente colmata da personale assunto ad hoc, introdotto in reparti altamente specializzati con una formazione sempre più spesso frettolosa e sommaria”.

"Costretti a dilazionare l'accesso alle terapie"

Tutto questo porta i medici ad assumere una presa di posizione dura e drammatica: "Saremo costretti a dilazionare l’accesso a terapie e tecniche potenzialmente curative (intubazione orotracheale e ventilazione non invasiva) e non poter trattare tempestivamente, con adeguata assistenza e in ambiente appropriato tutti i pazienti che ne potrebbero beneficiare". Al fine di evitare ciò, il personale rivolge alla direzione sanitaria un appello accorato: "Chiediamo un urgente e sostanziale implementazione dell’organico di Pronto Soccorso e dei reparti di Area Critica, che da troppo tempo lavorano in condizioni di costante sovraccarico, ulteriormente aggravato dall’attuale emergenza. Chiediamo, infine, più attenzione alle esigenze di cura e di ricovero per tutti i pazienti che accompagniamo nelle fasi ultime di malattia e che hanno diritto di ricevere una ancor più doverosa e dignitosa assistenza nel fine vita”.

La situazione del Valduce di Como

I medici di Milano non sono gli unici ad avere lanciato un appello così drammatico. Anche a Como il direttore sanitario del Valduce Claudio Zanon, in un'intervista a Fanpage.it, aveva dichiarato che l'ospedale il 6 novembre era ormai al completo e che sarebbe stato costretto a decidere chi intubare o no. Per Zanon, l'unica soluzione era quella di chiedere aiuto alle altre strutture ma: "anche tutti gli altri ospedali sono pieni". Nonostante l'indice dei contagi sia in discesa, i ricoveri faticano ancora a calare e gli ospedali continua a essere sotto pressione.

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