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Milano, flash mob per lavoratori di San Carlo e San Paolo:”Vogliamo un ospedale, non un macello”

Si è svolto oggi, venerdì 27 novembre, davanti all’ospedale San Paolo di Milano un flash mob organizzato da alcuni dipendenti contro “il clima di repressione” denunciato dai lavoratori nelle strutture San Carlo e San Paolo. Il sit-in anticipa lo sciopero che è stato indetto il 14 dicembre dall’Unione sindacale italiana sanità, dall’Usb e dal Nursing up.
A cura di Ilaria Quattrone
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La protesta del personale sanitario degli ospedali San Carlo e San Paolo
La protesta del personale sanitario degli ospedali San Carlo e San Paolo

Un flash mob per sostenere lo stato di agitazione dei lavoratori degli ospedali San Paolo e San Carlo di Milano. Una protesta, organizzata oggi venerdì 27 novembre dal comitato difesa sanità pubblica sud ovest Milano e dalla Brigata di solidarietà popolare Milano sud, che arriva prima dello sciopero del 14 dicembre proclamato dall'Unione sindacale italiana sanità, dall'Usb e dal Nursing up (il sindacato degli infermieri) e che mostra il clima di ostilità che serpeggia ormai da giorni nelle strutture ospedaliere.

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La lettera di cinquanta medici

"Con il presidio si vuole protestare anche contro la repressione nei confronti di tutti i lavoratori, di cui la direzione vorrebbe silenzio", scrivono i comitati in una nota stampa. Una repressione – denunciata anche alcuni giorni fa dalla Cgil – che sarebbe stata scatenata sia dalla contestazione da parte di alcuni dipendenti del contratto integrativo firmato a giugno dai sindacati (Cisl, Uil, Fials e Fsi) e sia dalla gestione dell'epidemia da Covid-19 degli ospedali milanesi. In particolare, sull'ultimo punto, il 19 novembre una cinquantina di medici avevano firmato una lettera indirizzata alla direzione sanitaria che aveva scatenato diverse polemiche. I sanitari lamentavano la carenza sia di posti letto destinati ai pazienti positivi al Covid e sia di personale sanitario qualificato. Soprattutto, all'interno del testo, i medici affermavano di non voler "essere costretti a dilazionare i posti in terapia intensiva e di non poter assistere tempestivamente tutti i pazienti". Parole talmente dure da costringere la stessa direzione a rassicurare sulla possibilità dell'ospedale di poter dare a tutti le cure necessarie.

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Clima di discriminazione contro iscritti ai sindacati

Nonostante le garanzie dei vertici degli ospedali, qualche giorno dopo la Cgil aveva affermato di essere in forte contrapposizione con la "narrazione della direzione aziendale" e di essere a conoscenza di "un clima di discriminazione e intolleranza verso i delegati e gli iscritti delle organizzazioni sindacali". Preoccupata dal clima di ostilità, la stessa organizzazione aveva poi invitato la direzione a ristabilire la serenità sia nei confronti dei pazienti che nei confronti dei dipendenti impegnanti nella lotta al Coronavirus in una delle città e delle regioni più colpite dall'aumento dei contagi dell'ultimo periodo.

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