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Milano è l’unica città che si crede europea ma aumenta il prezzo dei mezzi pubblici

Mentre nel resto d’Europa si aboliscono o riducono i costi per i cittadini del trasporto pubblico, a Milano aumenta il prezzo del biglietto. Il Comune scarica la responsabilità sulla Regione, ma quando Sala ha dovuto puntare i piedi con il Governo per avere più soldi lo ha fatto. Ora lascia che si impoveriscano ulteriormente i milanesi e che si inquini di più.
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Alla fine l'aumento è arrivato, nonostante i proclami che escludevano categoricamente un incremento dei prezzi dei trasporti pubblici a Milano dopo appena tre anni dall'ultimo rialzo. Nel 2019 il costo del biglietto era arrivato a ben 2 euro, attestandosi come il più caro d'Italia. E ora, con un'operazione a sorpresa nel bel mezzo di agosto, quando i milanesi sono in ferie e sono distratti dalle vacanze, l'ATM annuncia di essere pronta a superare anche questa soglia, finanche di 30 centesimi.

Di chi è la colpa?

La responsabilità di questo aumento viene scaricata dal Comune di Milano, che controlla il 100 per cento della società dei trasporti pubblici milanesi, sulla Regione Lombardia.

"Se avessimo potuto scegliere, – dice l'assessore ai trasporti, Arianna Censi – non avremmo certo deciso ora l’adeguamento tariffario all’Istat dei biglietti del trasporto pubblico locale, in un momento economicamente difficile per i cittadini. Ci siamo adeguati ad una norma che è stata imposta dalla Regione Lombardia, a trazione leghista, con una legge approvata a luglio".

Le fa eco il Partito democratico milanese, principale partito di maggioranza in Comune, che in una nota attacca Attilio Fontana e la sua giunta anche per le modalità: "Esautorare il Consiglio comunale di Milano, democraticamente eletto dai cittadini milanesi, dalla potestà di decidere sul piano tariffario del trasporto pubblico, come Regione Lombardia fa con il provvedimento di cui sopra, imponendo un aumento che riteniamo del tutto ingiustificato, è circostanza che denunceremo in ogni sede opportuna, ricordando come la Regione sia la responsabile di tale scelta".

In effetti oltre al prezzo del trasporto pubblico cittadino, aumenterà anche quello dei treni gestiti da TreNord: del 3,82 per cento per i singoli biglietti e dell'1,91 per cento per gli abbonamenti. Al contrario, invece, gli abbonamenti di ATM resteranno invariati, almeno per ora.

Tutto questo mentre la politica, da destra e da sinistra, continua a dire di voler incentivare il trasporto pubblico. Ma di certo aumentarne il costo non è il modo migliore per convincere i cittadini a preferire treni, autobus e metropolitane alle loro auto o moto. E in tutto il resto d'Europa se ne sono accorti.

Milano lontana dall'Europa

La Spagna è l'ultimo Paese ad aver introdotto, per ora da settembre a dicembre 2022, un rimborso del 100 per cento sulla spesa di abbonamenti e biglietti per il trasporto ferroviario locale. Il primo a farlo è stato il Lussemburgo, che ha reso gratuiti, senza limiti di tempo, qualsiasi mezzo pubblico. Così come farà Malta dal primo ottobre 2022.

Ma non sono soltanto i piccoli Stati (e la Spagna non lo è) a incidere sui prezzi per incentivare l'uso dei mezzi pubblici: la Germania non ha azzerato i costi, ma ha portato ad appena 9 euro al mese l'abbonamento.

E molte città hanno agito autonomamente, senza aspettare il Governo o la Regione. A Tallin, in Estonia, i mezzi sono gratis dal 2013; Dunkirk, in Francia, dal 2018 ma solo per i residenti;  Samokov, in Bulgaria, li ha resi gratuiti sin dal 2008. Hanno fatto lo stesso anche Avesta in Svezia, Matiehamn in Finlandia, Dewsbury in Regno Unito.

Al contrario a Milano, che si professa la città più "europea" d'Italia, non solo non si pensa a ridurre i costi, neanche degli abbonamenti (che restano invariati a 39 euro al mese), ma addirittura si aumenta il già caro prezzo del singolo biglietto, portandolo addirittura a 2,30 euro.

E poco importa ai cittadini di chi sia la responsabilità di questi rincari, se di Comune o Regione. A maggior ragione che, quando c'è stato da puntare i piedi con il Governo per avere più soldi per chiudere il bilancio, il Sindaco Beppe Sala non ha avuto problemi a farlo, arrivando perfino a "sfiduciare" anzitempo Mario Draghi come premier.

Ora, invece, sottostà a un provvedimento voluto da Attilio Fontana senza battere troppo ciglio. Proprio quello che ci si aspettava da un politico che, già dal marzo del 2021, ha aderito ai Verdi europei e da una Giunta convinta che "lo sviluppo della città deve essere naturalmente competitivo, come è nelle corde di Milano, ma integrativo allo stesso tempo".

Ma che poi nella realtà dei fatti si concentra unicamente sullo sviluppo verticale della città: quello sviluppo fatto esclusivamente di grattacieli che danno soltanto l'illusione di essere una città al passo con i tempi delle altre città europee.

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Giornalista dal 2012, attualmente sono capo area Milano a Fanpage.it. Già direttore responsabile di Notizie.it, lavoro nell'editoria digitale dal 2009. Docente e coordinatore dell'Executive Master in Digital Journalism dell'Università Umanitaria. Autore di tre libri inchiesta sulla criminalità organizzata. Nel 2019 ho vinto il "Premio Europeo di Giornalismo Giudiziario e Investigativo".
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