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Milano è la provincia più ricca d’Italia, ma le persone sono povere come nel resto d’Italia

La ricchezza prodotta dai lavoratori a Milano è enorme (circa 50mila euro pro capite l’anno), ma non corrisponde ai salari del territorio. Anzi, contribuisce ad alzare sempre di più il costo della vita in città.
A cura di Francesca Del Boca
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Lo conferma anche l'ultima classifica aggiornata, quella di Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere: quella di Milano è la provincia più ricca d'Italia, con ben quasi 50mila euro di reddito prodotto pro-capite.

Insieme a Bolzano (con circa 40mila euro di reddito prodotto) Milano dunque si conferma in vetta, seguita da Bologna (37.276) e Firenze (37.237).

Una crescita verticale, vertiginosa. Eppure qualcosa non torna, in questa fotografia in rosa. Già lo aveva sottolineato il sindaco Beppe Sala: "C'è qualcosa che non va se si fanno profitti incredibili e intanto la gente guadagna poco". Cosa sta succedendo?

"Milano è il primo posto dove aprono le grandi multinazionali ma questo in realtà aumenta la polarizzazione, ampliando le disparità fra lavoratori e rendendo più cara la città. Quindi, anche quella che è una grande forza della città, si trasforma in una debolezza". Queste le parole a Fanpage.it dell'avvocato giuslavorista Cristiano Cominotto.

Allarme povertà a Milano

E infatti. Nello stesso giorno di questa classifica, arriva puntuale anche l'allarme di Progetto Arca. "Nel giro di poche settimane sono raddoppiate le richieste di aiuto a Milano, soprattutto per famiglie numerose, con tanti bambini, e ci stiamo focalizzando su di loro", ha detto il presidente della fondazione Alberto Sinigallia, a margine di una conferenza stampa a Palazzo delle Stelline.

Secondo i dati più recenti di Progetto Arca e Caritas, si è passati dalle 105 famiglie assistite nel 2019 alle 273 dello scorso anno. Nel giro di due anni, quindi l’utenza è passata da 280 a 859 persone, e i pacchi viveri distribuiti sono saliti da 895 a 2322. Un paradosso, nella città più ricca d'Italia: un benessere che, evidentemente, non cade verso il basso. 

La ricchezza in mano a pochi

In base alla definizione, si può ritenere povero un lavoratore che ha un reddito più basso del 60 per cento di quello della media nazionale. Secondo l’Istat il reddito medio in Italia è pari a 21.570 euro all’anno, e la città di Milano vanta un reddito medio pro capite di quasi 34mila euro. Ma, secondo la CGIL e basandosi sui numeri dell'Agenzia delle Entrate, il 27,7 per cento del reddito prodotto è nelle mani del 2,4 per cento della popolazione.

Il quartiere più ricco d'Italia

Così come, all'interno della stessa città di Milano, la ricchezza è tutta concentrata all'interno dei Bastioni, ovvero nel centro storico. Brera, San Marco e Castello si avvicinano ai 90mila euro di reddito pro capite, qualificandosi così come il quartiere più abbiente d'Italia. 

Proprio ai margini dell'area Expo, con la sua narrazione trionfale, si trovano invece i quartieri più poveri della città. A Quarto Oggiaro e Roserio, periferia nord, si scende sotto i 17mila euro di reddito pro capite: un numero in linea con le realtà nazionali più indigenti.

Un divario notevole, a pochissimi chilometri di distanza.

Evasione fiscale

Senza contare che, se è vero che il 32 per cento dei grandi contribuenti (ovvero con un fatturato dichiarato superiore ai 100 milioni di euro: in Italia sono 3.320, di cui 1.676 nella sola Lombardia) è concentrato nella provincia di Milano, la Lombardia è tra le regioni italiane  con il più alto tasso di imposte evase (17,8 milioni).

Milano città più cara per la spesa mensile delle famiglie

La ricchezza, insomma, non si distribuisce. E intanto i prezzi del capoluogo lombardo schizzano sempre più verso l'alto: a Milano, avverte il Codacons, una spesa di generi alimentari costa in media 116 euro. A Napoli la stessa spesa si paga 75 euro, il 54 per cento in meno.

Non a caso Milano infrange un altro record in merito, ovvero quello della città più cara d'Italia circa la spesa mensile per nucleo. Per mantenere la famiglia infatti sono necessari più di 3mila euro al mese (35 euro in più rispetto alla Lombardia e ben 580 in più rispetto al resto d'Italia). Ovvero sui 40mila euro l'anno. Cifra ampiamente superiore a quella del reddito pro capite medio milanese, già alta rispetto alla media nazionale.

Non è una città per il ceto medio

Tenendo conto che in un'azienda media quadri e impiegati vengono stipendiati intorno ai 35 e 23mila euro all'anno, mentre gli operai non arrivano neanche a 20mila. Solo un dirigente supera la cifra richiesta dal caro vita milanese per mantenere una famiglia, con circa 60mila euro.

Insomma, Milano non è una città per il ceto medio. Il costo della vita, qui, non corrisponde ai salari del territorio. Nonostante l'enorme ricchezza prodotta ogni giorno dai lavoratori.

Il prezzo delle case a Milano

Ma qual è la voce più pesante del bilancio? Quella che riguarda la casa.

Il mercato immobiliare sale senza mai fermarsi: il costo delle abitazioni meneghine, stando alle analisi del 2022, in questa prima parte dell'anno è salito infatti del 6 per cento. Più del doppio rispetto al 2,9 per cento nazionale.

Non va meglio per chi cerca di affittare una casa, e persino una stanza: a Milano una stanza singola costa in media più di 600 euro (e trovarla a 900 ormai è abitudine). Non c’è confronto con le altri grandi città italiane: a Roma, seconda classificata, la singola si paga 450 euro. Ultima Napoli, con poco più di 300 euro.

È in generale il mercato del mattone milanese, che ancora registra l'ennesimo salto in alto: le quotazioni delle strutture qui sono salite dal primo semestre 2021 a oggi del 5,4 per cento, a fronte di una diminuzione del dato nazionale computabile al 6,2 per cento.

La ricchezza prodotta dai lavoratori

E quindi la domanda, in fondo, è una sola. Dove va davvero a finire l'enorme ricchezza prodotta dai lavoratori a Milano?

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Redattrice per l'area Milano a Fanpage.it.,mi occupo principalmente di cronaca e di politica. Inizio nel 2016 alla redazione Cultura e Spettacoli del Corriere Fiorentino, sede a Firenze del Corriere della Sera. Passo poi al Corriere della Sera a Milano nel 2020, lavorando tra cronaca di Milano e redazione Online e collaborando con il settimanale Sette per la realizzazione di alcuni reportage fotogiornalistici. Dal 2022 in Fanpage.it.
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