Milano, disordini durante l’emergenza Covid: 5 imputati del carcere di Opera chiedono di patteggiare
Cinque dei 22 detenuti del carcere di Opera, imputati per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio per la rivolta andata in scena lo scorso 9 marzo nel pieno dell'emergenza sanitaria legata al Covid-19, hanno chiesto di patteggiare pene comprese tra un anno e un mese e un anno e due mesi. Altri otto carcerati hanno invece chiesto di essere giudicati col rito abbreviato per avere lo sconto di un terzo della pena mentre ulteriori quattro detenuti hanno optato per il rito ordinario per cui si aprirà tra poco l'udienza preliminare. Sarà il giudice Daniela Cardamome a decidere per ognuno di loro il prossimo 11 febbraio. Le posizioni di cinque indagati sono state, infine, stralciate perché risultati positivi al Coronavirus.
Detenuti accusati di aver minacciato di morte gli agenti
Dopo i disordini e la rivolta, con incendi e fughe sul tetto della casa circondariale, fu aperta un'inchiesta da parte della Procura e coordinata dal pubblico ministero Enrico Pavone. Le indagini avevano portato a 92 denunce e al termine delle medesime, nello scorso luglio, era arrivata la richiesta di processo per i 22 sopracitati. Ad alcuni detenuti è stato contestato anche di aver tentato di sfondare un cancello di una sezione del carcere e sono inoltre accusati di aver minacciato di morte alcuni agenti della polizia penitenziaria che cercavano di contenere la rivolta. Altri carcerati, invece, avrebbero provocato un incendio appiccando il rogo dando fuoco a dei materassi, ad alcune sedie e distruggendo dei tavoli. La rivolta, scoppiata a Milano come in altre città, era dovuta alla situazione all'interno delle carceri con l'emergenza pandemia in corso e i primi contagi tra detenuti.