Milano, centinaia di persone in fila per poter mangiare: “Sempre di più gli italiani poveri”
Più di tremila i pasti caldi che la onlus Pane Quotidiano distribuisce ogni giorno ai cittadini di Milano in difficoltà, numeri altissimi che spesso non riescono a soddisfare le tante richieste quotidiane. Due i centri dell'associazione posizionati in due zone diverse della città dove si riversano le tante persone in difficoltà: una scena che si ripete ogni giorno ma che negli ultimi tempi ha attirato l'attenzione di molti visto che la fila di persone in attesa di ricevere il cibo sembra essere aumentata pericolosamente.
Tanti i video condivisi sui social che riprendono le centinaia di persone in strada in attesa di poter ricevere un pasto caldo. " La fila c'è sempre, tutti i giorni, credo che quella di sabato sia stata effettivamente una giornata particolarmente intensa – spiega a Fanpage.it Luigi Rossi, vicepresidente di "Pane Quotidiano" – non vengono i clochard ma persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese: prima l'85 per cento erano extracomunitari ora invece c'è un 40 per cento di cittadini italiani, il resto stranieri". E in previsione di un maggiore afflusso a causa dello stop al blocco dei licenziamenti previsto per il prossimo anno Rossi spiega: "Speriamo che queste funeste previsioni siano errate e che tutto riprenda regolarmente, l'insidia della perdita di lavoro è proprio dietro l'angolo".
Tante le persone che si mettono in fila per un pasto caldo: "Ultimamente sta aumentando la fila è vero – spiega un personal trainer senza lavoro da mesi – io vengo qui da fine ottobre, sono un personal trainer ma con la chiusura delle palestre non lavoro più". "Non è bello, non è assolutamente bello, io vivo con mio marito che non lavora – spiega una donna in fila intervista da Fanpage.it – stiamo cercando entrambi un lavoro ma non riusciamo a trovare nulla. Io voglio andare via da qui perché non riesco nemmeno a fare la spesa, non posso fare niente, non posso pagare l'affitto: sono indietro di due mesi con i pagamenti". Tante le testimonianze di chi si trova in difficoltà ed è costretto a rivolgersi alla onlus: "Io ora ho pagato affitto e le spese all'Aler e così ho finito i miei 300 euro della pensione di invalidità. Cosa devo fare?". Una donna invece spiega che è stata licenziata e che ora si ritrova a dover badare alla figlia per la quale cerca un regalo di Natale: "Facevo la cameriera in un albergo – spiega la donna – mia figlia ha 8 anni e io 24: stiamo passando davvero un momento brutto. Molte persone vengono qui per chiedere regali e così ho fatto anche io".