Milano, cattedre vuote a scuola: 800 rifiutano quelle di sostegno: “Così ci rimettono gli studenti”
Quella delle cattedre vuote nelle scuole di Milano rischia di diventare un vero e proprio caso, visto che ad anno scolastico iniziato sono ancora 1.500 le cattedre che risultano vacanti negli istituti primari del capoluogo lombardo e in provincia. Gli ultimi dati sono aggiornati allo scorso sabato quando su un organico di 10.671 posti, alla seconda chiamata effettuata sono ancora tanti gli insegnanti che non hanno accettato. L'Ust, l'ufficio scolastico territoriale di Milano, ha convocato 3.100 dei 5.587 candidati che avevano fatto domanda per un posto: di questi però solo 800 hanno accettato. Restano da coprire dunque ancora 700 cattedre che però visto lo scorrimento e la seconda chiamata che non è andata a buon fine non è detto che avranno esiti positivi: ora infatti si scorrerà la seconda fascia, e poi si passerà alle graduatorie di istituto delle scuole. Dunque altro tempo di attesa per le scuole ma soprattutto per gli studenti e le famiglie che come sta accadendo per l'ambito di sostegno sono coloro i quali pagheranno il prezzo più alto. In questo senso infatti ci sono 1.700 posti da coprire e delle 1.400 persone convocate hanno accettato in 600.
Un tema sul quale, come spiega Massimiliano Sambruna, segretario generale Cisl Scuola Milano, bisogna interrogarsi: "Perché non accettano? Milano costa troppo? Per il Covid? Ma sono due elementi che quando queste persone hanno presentato la domanda, a luglio, conoscevano già. Oppure preferiscono tenersi il reddito di cittadinanza o la disoccupazione? Non lo sappiamo, ma a questo punto il problema non è solo una questione di procedura, che non funziona". Secondo Sambruna dunque nonostante come è noto spesso le chiamate per le sostituzioni e i subentri giungano in tempi strettissimi si parla di una posta in gioco che è molto alta: "È un anno di lavoro, fino al 31 agosto, non una sostituzione breve – spiega – se non si accetta la destinazione dopo averla scelta, si dovrebbe perdere il diritto a strumenti di assistenza oppure i nomi andrebbero cancellati dalla graduatoria. Non si può andare avanti così. È ora che il fenomeno venga analizzato a Milano. I tempi si allungano ancora e a rimetterci sono le famiglie e gli studenti".