Milano cambia orari di scuole, uffici e negozi. L’assessora Censi spiega come saranno allungate le giornate
Un nuovo passo per Milano. Sempre di corsa, sempre indaffarato. Ma anche più lento. Come è possibile unire questi due poli opposti? "Desincronizzando i tempi della città. Basta creare gli ingorghi di persone e traffico solo in alcuni orari. Allunghiamo le giornate, decongestioniamo Milano". A parlare a Fanpage.it è Arianna Censi, assessora comunale alla Mobilità nella giunta del Beppe Sala bis. Nonché promotrice di una nuova proposta pensata su misura per la città di Milano, e in discussione in questi giorni al Forum della Mobilità. Se si concretizzasse, una vera e propria rivoluzione copernicana.
Di che proposta si tratta?
Cambiare gli orari della città. È un esperimento, un percorso lungo, ma già ne abbiamo avuto prova durante il lockdown. In quel periodo il prefetto stesso, per evitare assembramenti, era intervenuto fluidificando l'andamento della città. Diversificando i tempi in maniera più distribuita, e non tutti concentrati in momenti di piena e momenti di morbida. Per intenderci, l'orario di punta delle otto di mattina e poi il vuoto delle undici.
È possibile ripetere adesso, in un contesto ritornato alla normalità, ciò che è accaduto in piena pandemia?
Serve certamente una regia pubblica, e una grande concertazione di tutti gli attori coinvolti ovvero scuole, università, imprese, uffici, centri culturali, negozi, trasporto pubblico e così via. Un po' come un'orchestra, con il direttore e i vari strumenti musicali. Cerchiamo di non farli suonare tutti insieme fragorosamente tipo banda, ma di creare una melodia armonica fatta di tempi differenti, concertati.
Per quanto riguarda le scuole? Potrebbero iniziare più tardi?
Sì. Immagino delle scuole a ingressi desincronizzati. Alcune potrebbero iniziare alle 8.30, altre alle 9, altre ancora alle 9.30. Così le università che, come già in parte accade, potrebbero dilatare i tempi delle lezioni e delle aule studio. Penso alle palestre e ai luoghi dello sport che potrebbero stare aperti anche di notte, così come i luoghi della cultura. Teatri aperti sempre, spettacoli che iniziano dopo gli orari consueti. Dovremmo imparare a utilizzare anche la mattina molto presto, e la sera molto tardi. Spalmare la vita su tutta la giornata.
Quindi, in quest'ottica, si potenzierà anche lo smartworking per i lavoratori.
Il fine di questo progetto non è solo urbanistico in senso letterale, di decongestionamento delle arterie cittadine e del trasporto pubblico e non. L'obiettivo è anche quello del benessere del cittadino, del recupero del tempo personale. L'organizzazione del nostro tempo è cambiata, si dà più peso alla realizzazione della felicità individuale. Ai propri spazi e ai propri ritmi.
E con le aziende? Come potrebbe funzionare?
In questo caso sarà fondamentale il dialogo con la figura del mobility manager, di cui si dovrebbe dotare ogni realtà. Una persona che ha il compito di organizzare le entrate e le uscite del personale, coprendo così i diversi orari. Rendendo il tutto più fluido per la città e più ritagliato su misura sulle esigenze di ciascuno. Orari personalizzati, e non più cadenzati per tutti come prima.
Il percorso sarà sicuramente lungo e complesso. Potrà davvero funzionare?
Questo nuovo respiro lo stanno già sperimentando alcune grandi città, dal Canada all'Australia, e sta funzionando. Non sarà facile, ma l'esigenza di cambiare i tempi c'è, arriva da ogni parte. C'è bisogno di nuove modalità, di una nuova visione. È molto intrigante, è un progetto impegnativo. Ma si può fare.