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Milano, aggredì una donna con cocci di bottiglia: assolto perché incapace di intendere e volere

Lo scorso 12 agosto aveva aggredito una donna di 64 anni in pieno giorno in largo La Foppa, nel centro di Milano, con un coccio di bottiglia, ferendola in modo grave alla gola. Un mese dopo il giudice ha assolto il responsabile, un 31enne, per incapacità di intendere e volere. L’uomo, un bengalese, verrà ora espulso perché in Italia con documenti irregolari.
A cura di Giorgia Venturini
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Aveva aggredito con un coccio di bottiglia una donna di 64 anni lo scorso 12 agosto, nel centro di Milano. Ora, a distanza di un mese, il giudice per le udienze preliminari lo ha assolto per incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti. Restano chiuse, dunque, le porte del carcere per il responsabile dell'aggressione, un 31enne bengalese: il giudice per l'udienza preliminare ha respinto l'accusa di tentato omicidio rifiutandosi di applicare anche la misura di sicurezza di 2 anni in una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Una soluzione alternativa al carcere che aveva proposto la Procura.

L'aggressione ad agosto in pieno centro a Milano

Circa un mese fa l'uomo aveva spinto a terra una donna di 64 anni e solo allora l'aveva aggredita servendosi di una bottiglia di vetro in una delle zone centralissime di Milano, in largo La Foppa, alla presenza di tanti testimoni. La donna, soccorsa, aveva riportato una profonda ferita alla gola. Il gup Manuela Cannavale per la sentenza si è affidata alla perizia dello psichiatra Mario Mantero: i dati scientifici avevano sostenuti la tesi che l'uomo al momento dell'aggressione non era capace di intendere e di volere, sottolineandone però la pericolosità sociale. Nota che aveva convinto la Procura a chiedere la misura di sicurezza di 2 anni in una Rems. La difesa, rappresentata dall'avvocato Andrea Aloi, ha negato l'attualità della pericolosità sociale dicendo che adesso il suo assistito "non soffre più di disturbo psicotico".

L'arrivo in Italia 8 anni fa e il lavoro da operaio a Napoli

Il 31enne era arrivato in Italia 8 anni fa, stando a quanto ha raccontato lui stesso nel corso della perizia, pagando 15mila euro dopo aver lasciato il suo Paese d'origine dove aveva studiato per diventare avvocato. Avrebbe speso, invece, 7mila euro per ottenere un permesso di soggiorno e aveva trovato lavoro in alcune fabbriche tessili nel Napoletano: il suo lavoro sottopagato e l'assenza di amici lo avrebbero reso "triste". Oggi i documenti del 31enne non sono in regola: seppur libero, verrà espulso dall'Italia.

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