Milano, accoltellò ragazzo dopo lite: condannato a sei anni figlio di capo ultrà dell’Inter Caravita
È stato condannato a sei anni di carcere Alessandro Caravita, il ragazzo di 20 anni, figlio di Franco, storico fondatore e capo degli ultrà dei Boys della curva dell'Inter, accusato di avere accoltellato un 24enne dopo una lite, tra il 5 e il 6 giugno scorsi in corso Garibaldi a Milano. La decisione arriva dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Milano Roberto Crepaldi, davanti a cui si è svolto il processo con rito abbreviato. I legali di Caravita avevano chiesto lo scorso novembre in aula di patteggiare quattro anni e sei mesi di reclusione
Caravita ha sempre sostenuto la tesi della legittima difesa
Caravita che subito dopo l'arresto avvenuto poche ore dopo l'aggressione, aveva reso delle dichiarazioni spontanee al giudice per le indagini preliminari: "Sì, ho colpito quel ragazzo, ma l'ho fatto per difendermi, perché sono stato prima minacciato e poi aggredito, erano in quattro", le parole del 2'enne che dunque aveva ammesso di aver colpito la vittima ma anche che si era trattato di legittima difesa, così come sottolineato dal suo legale, l'avvocato Mirko Perlino. Nell'indagine coordinata dal pm Roberto Fontana Caravita era accusato di tentato omicidio e porto del coltello a serramanico.
La notte dell'aggressione in zona Moscova
I fatti risalgono alla notte tra venerdì 5 e sabato 6 giugno scorso quando scoppia una rissa in zona Moscova a Milano. Lanciato l'allarme da alcuni presenti sul posto giungono i sanitari del 118 che trovano un ragazzo di 24 anni ferito e in gravi condizioni a causa di alcune coltellate che lo hanno raggiunto in pieno petto. Immediato il trasporto d'urgenza in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale Niguarda. Il presunto aggressore viene riconosciuto subito come Alessandro Caravita, poi fermato qualche ora dopo dalle forze dell'ordine: in casa sua vengono ritrovati anche i vestiti che indossava durante la rissa, su cui sono state individuate tracce di sangue oltre a un coltello a serramanico ritenuta l'arma usata per aggredire e ferire la vittima.