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Covid 19

Milano, accesso a numero chiuso alla Darsena dopo il rave party illegale (con rissa) di sabato sera

Dopo il rave party illegale andato in scena ieri sera, sabato 27 febbraio, il Prefetto e il Questore di Milano hanno deciso, di comune accordo, di mettere il numero chiuso agli accessi alla Darsena, aumentando gli uomini impiegati per i controlli lungo i navigli. Così facendo si augurano di limitare gli assembramenti nell’ultimo giorno di zona gialla.
A cura di Filippo M. Capra
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È l'ultimo giorno di zona gialla, ma a guardarlo bene sembra già il primo di zona arancione. A Milano, dopo il vergognoso rave party illegale andato in scena ieri lungo la Darsena, con centinaia di ragazzi intenti a ballare in barba a tutte le disposizioni anti Covid, tra distanziamento annullato e mancato utilizzo delle mascherine, il prefetto – d'accordo con la Questura – ha ordinato il contingentamento degli accessi nella zona. La decisione è stata assunta nella mattinata di oggi.

Così, la Questura ha disposto diverse altre pattuglie a controllare i navigli, mentre altri agenti del reparto mobile controlleranno gli accessi. Così, si augurano Prefettura e polizia, si potranno evitare gli assembramenti. Per oggi, ultimo giorno di zona gialla, è atteso infatti un grande afflusso di persone, complice anche il bel tempo e le temperature primaverili. Gli agenti impiegati si aggiungono a quelli già presenti sul suolo comunale, posizionati tra Duomo e Brera, da corso Ticinese a Porta Venezia: sono oltre duecento gli uomini delle forze dell'ordine, tra polizia, carabinieri, militari della guardia di finanza e agenti della polizia locale, impegnati a far rispettare le regole ai cittadini.

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Nonostante il rafforzamento delle misure di controllo, sono stati molti a chiedere (e lamentarsi) di come sia stato possibile che la Darsena, controllata tutti i giorni dell'anno da pattuglie di carabinieri e camionette dei militari, possa essere stata presa d'assalto dai giovani per oltre un'ora e mezza. Alcuni di loro, radunatisi verso le 22 circa, hanno poi dato vita ad una rissa con calci, pugni e lanci di bottiglie che, fortunatamente, non ha portato a feriti. La rissa si è conclusa poi con l'arrivo dei carabinieri. Le forze dell'ordine che ora indagano su quanto accaduto, e che assicurano identificheranno tutti per sanzionarli, credono che i giovani si siano dati appuntamento sui social.

A tal proposito, immancabile il commento e la condanna del sindaco di Milano Beppe Sala, che giusto ieri aveva invitato i concittadini alla responsabilità durante il weekend. Il primo cittadino, in un messaggio condiviso su Facebook, ha scritto: "Ieri sera intorno ai Navigli e alla Darsena c’erano migliaia e migliaia di persone. Le forze dell’ordine, tra quelle coordinate dalla Questura e quelle del Comune, erano pari a circa 200 unità (il numero l’ho ricevuto dal Prefetto). E, che piaccia o no, di più non si poteva metterne, perché la città è grande e va gestita nella sua interezza". "Questa è la realtà", ha continuato Sala, chiedendo se "sarebbe stato meglio chiudere nel pomeriggio la Darsena", come suggerito da qualcuno. A ciò il primo cittadino ha risposto: "Ma secondo voi, chi stava in giro sarebbe stato a casa o sarebbe andato da qualche altra parte? Avete idea di quanti luoghi cittadini raccolgono la sera persone che si aggregano? E poi, ci lamentavamo quando il Governo precedente decideva dalla sera alla mattina il cambio di “colore”, ora che la decisione viene comunicata tre giorni prima vedete tutti cosa succede".

Sala ha poi ribadito di stare dalla parte delle forze dell'ordine, "dalla parte di uomini e donne che sono lì a lavorare e non dalla parte di chi non tiene un comportamento adeguato alla grave crisi sanitaria che stiamo attraversando". Poi, ha aggiunto: "Ma se viene meglio scrivere a lettere cubitali “DOVE ERANO POLIZIOTTI E VIGILI?” cosa volete che vi dica? Solo che continuerò a lavorare, a metterci la faccia. Con pazienza, dedizione e misura, come il mio ruolo richiede". Infine, il sindaco di Milano si è congedato con un'ultima riflessione: "L’ho detto ieri, con questa terribile pandemia se non si rispettano le regole poi si paga pegno. Così probabilmente sarà e purtroppo le conseguenze ricadranno su tutta la comunità".

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