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Milano, 77 anni fa la strage dei piccoli alunni di Gorla: sotto le bombe nel 1944 morirono 184 bimbi

Sono passati 77 anni da quel 20 ottobre del 1944 quando 184 piccoli alunni della scuola elementare “Francesco Crispi” e 19 tra maestre e dipendenti morivano a Milano, nel quartiere di Gorla, colpiti da una bomba sganciata da un aereo americano. Nel luogo della strage sorge un monumento ossario per ricordare le giovani e innocenti vittime e riflettere sulla barbarie che accompagna ogni guerra.
A cura di Giorgia Venturini
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Ci sono giorni che Milano non dimenticherà mai. Uno di questi è la tragedia del 20 ottobre del 1944 nel quartiere milanese di Gorla, un tempo comune a sé stante. Erano le 11.29 quando una squadra di aerei americani, decollati dal sud-Italia per bombardare gli stabilimenti siderurgici della Breda di Sesto San Giovanni, a causa probabilmente di un errore nella rotta, sganciò grappoli di bombe sui quartieri popolosi di Gorla e Precotto. Una delle bombe degli Alleati colpì la scuola elementare "Francesco Crispi": i piccoli alunni e alcune loro maestre non fecero in tempo a raggiungere il rifugio sotterraneo e morirono. Le vittime furono in totale 203, 184 bambini e 19 maestre. Una strage. In tutta Milano quel giorno i bombardamenti fecero 641 vittime: altri raid mirarono infatti a distruggere gli stabilimenti Isotta Fraschini e quelli dell'Alfa Romeo.

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Un monumento ossario ricorda le vittime della strage

Nel luogo in cui è avvenuta la strage sorge oggi una piazza intitolata ai "Piccoli martiri di Gorla" e un monumento ossario realizzato negli anni Cinquanta dallo scultore Remo Brioschi. "Ecco la guerra", è la concisa scritta che campeggia sul monumento, nella cui cripta, a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta, vennero trasferite le ossa dei bambini e degli insegnanti morti nella tragedia. "E vi avevo detto di amarvi come fratelli", è invece l'iscrizione che si può trovare nel piccolo corridoio centrale della cripta. I sopravvissuti furono pochi: tra questi c'è Giuseppe Pasotti, 84 anni, è una delle cinque persone che riuscirono a salvarsi dalla strage di Gorla. "Erano circa le 10 di mattina – racconta Giuseppe – è suonato l'allarme e ci hanno portato tutti giù nel rifugio che era sotto alla scuola. Non so perché noi eravamo rimasti indietro, forse è per quello ci siamo salvati. La scuola è crollata e sono morti tutti". A distanza di tanti anni da allora Giuseppe non riesce ad accettare il fatto che nel 2019 si possa ancora inneggiare al fascismo e a Mussolini: "Quando sento certo cose mi dà fastidio, si inneggia al fascismo e al Duce, sono cose che non posso accettare, mi rifiuto".

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