Milano, 100 braccianti schiavizzati e costretti a lavorare a 4,5 euro all’ora: indagate 7 persone
Cento braccianti sono stati "salvati" dalla guardia di finanza di Milano dalla schiavitù cui erano costretti da chissà quanto tempo all'interno di una azienda agricola a Cassina de' Pecchi, alle porte del capoluogo di regione. I cento lavoratori, tutti extracomunitari, erano costretti a lavorare per oltre nove ore al giorno per la misera retribuzione di 4,5 euro all'ora. Inoltre, la guardia di finanza ha scoperto anche che, oltre ad essere vessati, gli veniva imposto di sollevare grandi carichi di peso per velocizzare la raccolta dei frutti, senza tenere minimamente conto del distanziamento sociale e delle norme anti-Covid. Il tutto nella più totale mancanza di igiene.
Lo schiavismo dei braccianti: indagati in sette
Il sistema di sfruttamento scoperto dai finanzieri ha portato al sequestro dell'azienda agricola che vanta un valore complessivo di oltre sette milioni e mezzo di euro, già convalidato dal giudice delle indagini preliminari, e alla denuncia di sette persone, indagate per intermediazione illecita e sfruttamento della manodopera, tra cui i due amministratori dell'azienda, due sorveglianti, due impiegati amministrativi e un consulente che gestiva le buste paga. I due titolari denunciati e indagati, è emerso, minacciavano i braccianti facendo leva sulla loro necessità di lavorare con la promessa del licenziamento qualora si fossero lamentati delle condizioni che subivano. Inoltre, per essere assunti, gli aspiranti lavoratori dovevano fare due giorni di prova, non retribuiti, prima che il titolare decidesse di offrirgli il lavoro o meno, riservandosi di prendere anche decisioni opposte e sfruttando quindi le persone approfittando della manodopera gratis.