Michele Foggetta vince le primarie a Sesto San Giovanni: “Di Stefano non ha un progetto di città futura”
Sarà Michele Foggetta, 37 anni, segretario cittadino di Sinistra italiana, a provare a riportare Sesto San Giovanni al centrosinistra dopo i cinque anni di centrodestra targati Roberto Di Stefano. Foggetta – educatore professionista, volontario e neopapà, come si presenta sui social – ha infatti vinto un po' a sorpresa le primarie del centrosinistra, battendo di pochi voti il candidato del Pd Alberto Bruno e l'altra candidata, Mari Pagani. "Il mio obiettivo è lavorare per una Sesto nuova, bella, pulita nella quale far crescere il mio bambino e quell* di tutte e tutti", scrive Foggetta nella sua presentazione. Fanpage.it lo ha intervistato.
Si parla di vittoria a sorpresa. È così anche per te o avevi sensazioni positive?
Ci sono state varie fasi: ero comunque soddisfatto del percorso delle ultime settimane ed ero contento di esserci. Poi pensavo che avrei potuto vincere o perdere, ma l'importante per noi era che le primarie facessero da volano per riportare entusiasmo e voglia di partecipare nella gente. Pensiamo sia andata così e quindi questo è già un successo.
Eppure rispetto al 2012 l'affluenza è stata molto più bassa. È vero che si parla di epoche diverse, ma cosa conti di fare per recuperare chi si è disaffezionato alla politica?
Non riesco a fare il paragone col 2012 perché appunto era un'era politica diversa. Oggi i numeri sono differenti e oltretutto queste primarie si inseriscono nel periodo del post-Covid che è ancora tutto da ritarare. Come possiamo fare a recuperare quella parte di astensionismo? La nostra priorità, oltre a mantenere tutti i nostri voti e votanti, è provare a recuperare quel 49 per cento di astensionismo che pensiamo ci appartenga, perché pensiamo siano persone che guardano a un mondo di centrosinistra. Possiamo provare a recuperarlo facendo, in questi 60 giorni, un lavoro continuativo e di dialogo con le persone, andando in quei posti che lamentano l'assenza della politica, dei partiti e delle amministrazioni.
Nel 2017 c'è stato questo trauma collettivo della sinistra, con la perdita di quella che è stata per 70 anni una roccaforte "rossa". Adesso la scelta del "popolo delle primarie" è stata un candidato di "sinistra-sinistra". Cosa significa secondo te questa indicazione arrivata dalle primarie? È una sconfitta del Pd?
Penso negli ultimi anni di aver dato dimostrazione di provenire da un mondo della "sinistra-sinistra", ma di saper parlare a vari mondi anche diversi dal mio, e penso sia stato premiato questo. Il non essere un estremista, anche se qualcuno vuole provare a farmi passare per tale. Non so se è stata una sconfitta del Pd, anche perché il mio vantaggio rispetto al candidato del Partito democratico è di una trentina di voti (638 a 611, ndr). Penso sia stata una bella affermazione di quello che è stato il mio e nostro lavoro degli ultimi cinque anni. Anche tenendo conto – e ci tengo a dirlo – che la mia candidatura non è solo di Sinistra italiana, di cui sono fiero, ma di tutto un folto gruppo di cittadini e cittadine che un anno fa con una lettera aperta chiesero la mia candidatura. È una candidatura sia partitica sia civica, diciamo così: penso sia stato premiato questo.
Il centrodestra sosterrà in maniera unitaria il sindaco uscente. Nel campo più allargato del centrosinistra ci sono invece altri candidati: Massimiliano Rosignoli, sostenuto da Azione e Italia viva, e Paolo Vino con la lista civica dei Giovani sestesi. Avete cercato di trovare un accordo?
Abbiamo provato a cercare una dialettica con Rosignoli e Vino, che hanno preso la loro legittima scelta di correre da soli perché per loro la coalizione aveva troppe anime. Invece io ritengo che questa delle tante anime, una delle quali è il Movimento cinque stelle, sia la grande risorsa di questa nostra coalizione che non chiamiamo centrosinistra ma Coalizione progressista, perché va ben al di là del centrosinistra classico. Quello che spero e su cui sono abbastanza certo è che l'avversario in campagna elettorale non sarà chi ci sta accanto ma chi ci sta di fronte, ossia la destra di Di Stefano.
Nel caso di un eventuale ballottaggio ti aspetti quindi che Azione, Italia viva o i Giovani sestesi ti sosterranno?
Sono abbastanza convinto che difficilmente quelli che sono i candidati sindaco del centro possano guardare alla giunta di destra, che vediamo abbastanza estremista. Quindi spero che al ballottaggio si possano trovare punti comuni, e che possa esserci o il loro appoggio nei nostri confronti o anche viceversa.
Sesto negli ultimi giorni è balzata agli onori delle cronache come possibile sede del nuovo stadio di Inter e Milan. Saresti favorevole, nel caso?
Parto da due presupposti: uno è che credo poco a questa possibilità, la vedo molto come una boutade di Di Stefano per distogliere l'attenzione da alcuni temi che in questo periodo stanno un po' minando la sua sicurezza. E sono sicuro che né Sala abbia interesse a perdere Milan e Inter e poi trovarsi con un enorme contenitore vuoto, né le società abbiano interesse a perdere la città di Milano. Ho poi sempre detto che per noi la priorità deve essere quella di cementificare il meno possibile, e in questo senso il progetto dello stadio faccio davvero fatica a vederlo come possibile.
L'altro grande progetto, già in fase di realizzazione, è la Città della ricerca e della salute.
Partendo dal presupposto che la Città della ricerca e della salute ha radici ben più antiche di questa amministrazione e questi amministratori in passato lo hanno sempre osteggiato, anche se ora se ne vantano, io credo che sia un progetto molto importante per Sesto. È una possibilità per la città, nel senso che può dare davvero un grosso aiuto visto che il nostro obiettivo è capire quale sarà la personalità futura che vogliamo dare a Sesto, quale sarà il suo ruolo all'interno della Città metropolitana e non solo.
In questo senso vogliamo però che la Città della ricerca e della salute non sia solo un polo sanitario ma anche e soprattutto un polo di ricerca, che possa essere un volano perché si riporti lavoro a Sesto e si ritrovi il giusto ruolo della città nel contesto. Bisogna poi sottolineare che, accanto a tutte queste strutture ospedaliere che arriveranno – il Besta, l'Istituto dei tumori e anche altre strutture che arriveranno nelle aree ex Falck – è importante che ci sia una forte ripresa della sanità territoriale, che è quella di cui i sestesi e i lombardi hanno tanto bisogno.
Che giudizio dai su questi cinque anni di giunta Di Stefano?
Questa amministrazione ha puntato molto su tanti piccoli progetti, tante piccole "foglie di fico" con le quali coprire la loro mancanza di un progetto di città futura. Sesto rischia di diventare una città dormitorio, un quartiere periferico a nord di Milano. Penso che sia mancata questa prospettiva futura ma anche tante piccole cose nella quotidianità: viviamo in una città sporca, sia nelle piccole cose, come le strade, sia nell'aria, con le polveri sottili che raggiungono livelli eccessivi. Si sono perse tante piccole cose nella quotidianità ma anche la visione d'insieme: penso ad esempio al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). Altrove si sono presentati progetti ben strutturati, mentre da noi il progetto che è stato presentato è la ristrutturazione delle ville storiche: un patrimonio che mi rende orgoglioso, per carità, ma mi sembra un progetto che era stato messo nel cassetto ed è stato tirato fuori per l'occasione, quando in realtà ci sarebbero tante anche cose da poter fare con quei fondi.
Cosa, ad esempio?
Ad esempio rivedere completamente l'approvvigionamento energetico degli edifici comunali, che a Sesto non sono alimentati da energie rinnovabili. Ma anche rivedere il sistema viabilistico della città: Sesto adesso è studiata per le macchine, è una città di attraversamento. Mentre invece dovremmo creare dei veri percorsi per la mobilità dolce e aumentare il trasporto pubblico locale in dialettica con Atm e la Città metropolitana. Ci sono tante cose che si potrebbero fare: speriamo di poterle fare a breve.