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Michele Caglioni accusa Douglas Carolo dell’omicidio di Andrea Bossi: “Il coltello proverà la mia innocenza”

Michele Caglioni, indagato insieme a Douglas Carolo dell’omicidio di Andrea Bossi ucciso a Cairate (Varese) il 27 gennaio scorso, ha parlato davanti alla pm Francesca Parola. Il 21enne di Cassano Magnago ha accusato l’amico di aver ucciso il 26enne dicendo di essere stato minacciato da lui fino al giorno dell’arresto.
A cura di Enrico Spaccini
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Douglas Carolo (a sinistra), Andrea Bossi (al centro) e Michele Caglioni (a destra)- foto da Instagram
Douglas Carolo (a sinistra), Andrea Bossi (al centro) e Michele Caglioni (a destra)- foto da Instagram

Ha parlato per tre ore Michele Caglioni, indagato insieme a Douglas Carolo (suo coetaneo di Samarate) per l'omicidio di Andrea Bossi, raccontando alla pm Francesca Parola quanto accaduto nella notte tra il 26 e 27 gennaio quando il 26enne è stato ucciso con un colpo di coltello al collo nella sua abitazione di via Mascheroni, a Cairate. Il 21enne di Cassano Magnago, arrestato lo scorso 27 febbraio, ha affermato che nel momento in cui stava avvenendo il delitto lui non era nell'appartamento e ammesso di aver aiutato Carolo a spogliare la vittima dell'oro che indossava. Caglioni ha anche detto di non aver parlato per un mese intero per paura proprio dell'amico che lo avrebbe minacciato in più di un'occasione. In una lettera inviata a La Vita in Diretta, il programma condotto da Alberto Matano in onda su Rai1, il 21enne ha chiesto aiuto affinché si cerchi l'arma usata per l'omicidio di Bossi che, sostiene, lo scagionerebbe dalle accuse.

L'arrivo all'appartamento di Bossi e il messaggio di Carolo

Stando a quanto emerso al termine dell'incontro con la pm, il racconto di Caglioni sarebbe apparso confuso in alcuni punti, tranne sul fatto che lui non era nell'appartamento quando Bossi è stato ucciso. Il 21enne ha ribadito che in quel momento c'era solo Carolo nell'appartamento di via Mascheroni e a portarcelo era stato proprio lui con il monopattino.

"L'avrei dovuto aspettare fuori un’oretta per poi riaccompagnarlo", ha scritto Caglioni nella lettera inviata a La Vita in Diretta, "a un un certo punto mi chiamò e mi disse di salire ma di non aprire la porta. Io salii e trovai la porta socchiusa, così aprii quella maledetta porta e davanti a me trovai Andrea in una pozza di sangue con Douglas sopra che gli teneva il coltello infilzato sulla gola". L'avvocato Luigi Ferruccio Servi, che assiste il 21enne di Cassano Magnago, è in attesa degli esiti della perizia sui cellulari disposta con la formula dell'incidente probatorio. Da quegli accertamenti potrà emergere la presenza, o meno, di un messaggio inviato da Carolo a Caglioni mentre si stava consumando l'omicidio, cosa che potrebbe provare l'estraneità del ragazzo.

Le presunte minacce e l'arresto

"Non ho avuto il tempo di reagire che Douglas estrae il coltello dal collo di Andrea, mi tappa la bocca e mi tiene il coltello alla gola per non poter chiedere aiuto", continua Caglioni, descrivendo poi come i due avrebbero poi cercato di cancellare la prova della loro presenza in quella casa. Dopodiché se ne sarebbero andati e Carolo avrebbe gettato l'arma usata per uccidere Bossi "in un tombino nella zona del maglificio, a Cairate. Quel coltello è la prova della mia innocenza, aiutatemi a trovarlo".

Il 21enne ha poi raccontato delle continue minacce ricevute dall'altro indagato, come: "Se parli fai la fine di Bossi", fino all'arresto. "Sono contento che ci abbiano arrestato quella mattina, così finalmente potevo dire tutto", ha concluso la sua lettera Caglioni: "Andrea non meritava di morire, e di sicuro non così".

Douglas Carolo si era presentato a sua volta lo scorso 14 marzo davanti al giudice per le indagini preliminari e si era avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo avvocato, Gianmatteo Rona, ha spiegato a Fanpage.it che il 21enne "si dichiara innocente" aggiungendo di essere "molto turbato" in quanto "era legato ad Andrea Bossi".

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