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“Mi sono fatto rapire per il riscatto, poi sono diventato un vero ostaggio”: la rivelazione di Alessandro Sandrini

Alessandro Sandrini, chiamato a testimoniare nel processo a carico di uno dei suoi sequestratori, ha raccontato tutte le fasi del sequestro in Siria, dal 2016 al 2019. Il 39enne bresciano ha spiegato che all’inizio era d’accordo, voleva fingere il rapimento per ottenere un riscatto. Poi, però, era diventato un vero ostaggio dell’Isis.
A cura di Enrico Spaccini
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All'inizio l'idea di mettere in scena un finto sequestro di persona in Turchia in cambio di denaro gli era sembrata "una follia". Poi, però, nel 2016 Alessandro Sandrini ci aveva visto un'opportunità per migliorare le sue condizioni di vita: "Ero disoccupato, vivevo di espedienti, il momento più buio della mia vita", ha raccontato il 39enne di Folzano (Brescia) durante la testimonianza richiesta dal pm Francesco Carlo Milanesi, "mi dissero che avrebbe pagato tutto lo Stato italiano e che avrei soggiornato in un hotel a cinque stelle". Invece, dopo numerosi trasferimenti, Sandrini venne veramente tenuto prigioniero da un gruppo di jihadisti in Siria, fino al 23 maggio 2019.

I processi a carico dei componenti della banda

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Alla Corte d'Assise di Brescia si sta celebrando in questi giorni il processo a carico di Ibrahim Hashem Mohamed Hashad, il 53enne egiziano ritenuto uno dei componenti della banda che avrebbe preso parte al sequestro di Sandrini e l'unico imputato di sequestro di persona con finalità di terrorismo finito a dibattimento.

In primo grado, sono stati assolti Fredi Frokaj, (43enne di Flero e di origine albanese), Olsi Mitraj (42enne di Gussago e anche lui di origine albanese) e Alberto Zanini (55enne bresciano). A ottobre si terrà il processo d'appello.

La testimonianza di Sandrini

Il pm Milanesi ha chiesto di poter ascoltare in aula, durante il processo a carico di Hashad, la testimonianza di Sandrini, ovvero la vittima del sequestro (già prosciolto dalle accuse di simulazione di reato e truffa). Era il 3 ottobre del 2016 quando l'operaio bresciano si è imbarcato dall'aeroporto di Orio al Serio in un volo per la Turchia. Era tutto concordato: il riscatto del finto sequestro lo avrebbe dovuto pagare lo Stato italiano, l'ex fidanzata avrebbe dovuto coprirlo parlando di una vacanza e lui, nel frattempo, avrebbe soggiornato in un hotel di lusso. Un piano che gli avrebbe potuto fruttare almeno 200mila euro, forse anche 500mila.

Arrivato ad Adana, nella parte sud-orientale della Turchia, è iniziato il suo breve soggiorno in albergo: "Mi spiegarono che una persona mi avrebbe contattato lì. E il pomeriggio seguente arrivò una telefonata: ‘Svegliati, ti stanno aspettando fuori'". Un uomo gli ha detto che avrebbe dovuto cambiare città, così è arrivato in taxi ad Hatay, ancora più a sud.

Il 5 ottobre gli viene sequestrato il cellulare, poi ancora in taxi viene portato in una zona più remota ancora in taxi con un Ak-47 sul sedile del passeggero. Infine, l'arrivo in Siria dove sarebbe rimasto per mesi.

La conversione all'Islam e la liberazione

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"Ero detenuto in una cella 3 metri per 3, controllato da jihadisti armati", ha continuato Sandrini, "ho trovato la forza di resistere grazie al Corano. L'ho letto 15 volte e nel marzo del 2017 ho deciso di convertirmi all'Islam".

Il 39enne ha poi ricordato le minacce di morte, se lo Stato italiano non avesse pagato per il suo ricatto, il video di lui "incappucciato e con lo stendardo dell’Isis" nel gennaio 2018. Infine, la liberazione per mano del "governo di salvezza" siriano, il 23 maggio 2019.

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