Medico di base spaccia la droga del combattente usando i nomi di chi ha diritto alla terapia del dolore
Utilizzavano le ricette di pazienti malati per procurarsi farmaci a base di oppioidi, la cosiddetta "droga del combattente", da immettere nel mercato degli stupefacenti. Sono finiti in manette dodici individui che secondo il Tribunale di Monza avrebbero messo in atto un giro di affari frodando il Servizio Sanitario Nazionale per oltre 2 milioni e mezzo di euro.
Il medico era già ai domiciliari
Gli arresti sono stati compiuti alle prime luci dell'alba di martedì 20 settembre dai Carabinieri della compagnia di Monza. Gli indagati sono un medico italiano, già agli arresti domiciliari per fatti analoghi, e 12 individui di nazionalità egiziana, di cui quattro irreperibili al momento dell'intervento dei militari. Devono rispondere di numerose accuse a loro carico tra cui spaccio, prescrizioni abusive, associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato.
Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Marco Giovanni Santini, sono durate due anni: dal 2019 al 2021. I Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Monza sono partiti dal fermo di un cittadino egiziano che in una farmacia del Monzese aveva acquistato, utilizzando ricette rubate da uno studio medico, un quantitativo spropositato di ossicodone, un oppioide con effetti due volte più forti della morfina.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno portato alla luce un vero e proprio business da migliaia di euro. I Carabinieri hanno anche arrestato in flagranza di reato un componente della banda, sorpreso in possesso di 12mila pastiglie di oppiacei e oltre 40mila euro in contanti.
Le ricette a nome di pazienti ignari
I militari hanno appurato l'esistenza di un'articolata struttura operante su tutto il territorio lombardo che univa medici compiacenti a trafficanti di sostanze stupefacenti. Le ricette venivano rilasciate a nome di pazienti inconsapevoli realmente affetti da malattie che prevedono l'utilizzo di farmaci come l'ossicodone e il tramadolo per la terapia del dolore. La prescrizione permetteva di ottenere le confezioni senza dover sostenere alcun costo e ai medici di ottenere un compenso fino a 600 euro.
L'ultimo anello della catena era l'immissione dei farmaci nel mercato degli stupefacenti. Nei quattro anni presi in considerazione dalle indagini, il sodalizio avrebbe commerciato circa 28mila confezioni di oppiacei con un danno al Sistema Sanitario Nazionale calcolato in oltre 2 milioni e mezzo di euro.