“Medici legali pagati in ritardo, ci rimettono le vittime dei reati”, la denuncia a Fanpage.it
"Dei delitti contro la persona non frega più niente a nessuno". Ne è convinto Franco Marozzi, vicepresidente della SIMLA (Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni). Altrimenti non si spiegherebbe perché le indagini specialistiche siano così sottovalutate in tutta Italia e soprattuto a Milano, dove i medici legali aspettano anche anni prima di essere pagati e rimborsati per le spese che hanno sostenuto. "A rimetterci – spiega Marozzi a Fanpage.it – sono le vittime e gli imputati dei processi".
Dottore, come vengono incaricati i medici legali?
L'attività autoptica e tutta l'attività medico legale legata ai reati di natura penale e soprattutto delle autopsie è connessa a nomine personali di consulenti tecnici del pubblico ministero. Queste nomine vengono fatte ad personam in contesti che posso variare da città a città e da regione a regione. Spesso queste nomine avvengono all'interno degli istituti di medicina legale.
Come funziona il pagamento?
Il nominato consulente tecnico del pubblico ministero esegue il suo lavoro e poi deposita richiesta di liquidazione, quindi chiede il rimborso e il pagamento della prestazione. Inoltre i tariffari sono legati a un decreto legge che risale a 20 anni fa con ritardi di pagamenti clamorosi. Parliamo di mesi, anche anni. I consulenti tecnici anticipano le spese per qualsiasi tipo di accertamento, come per il laboratorio.
Un esempio?
Se io ritengo sia necessaria un'alcolimetria in un incidente stradale, magari devo pagare 500 euro uno specialista che la esegua. Se il rimborso arriva dopo un anno, devono necessariamente anticipare quel costo. Il problema, a parte una questione di dignità e sindacale, è che questo sistema non può più funzionare: non a caso in tutti i Paesi europei chi svolge queste mansioni è assunti da strutture dedicate.
Di cosa vi occupate oltre alle autopsie?
Di tutte le indagini di laboratorio: Dna, riconoscimento di ossa, altre forme importanti come gli accertamenti sul vivente, colpi di arma da fuoco, violenze sessuali. Questi esami nella stragrande maggioranza dei casi, specie su realtà territoriali che non siano aree metropolitane grosse, non vengono eseguiti. Non c'è capillarità organizzativa. Se una ragazza dice di essere stata violentata, a Milano c'è un sistema di verifica presso la clinica Mangiagalli, ma mica c'è dappertutto in Italia.
Quale potrebbe essere la soluzione?
Chi svolge questo tipo di attività dovrebbe essere assunto. Inoltre dovrebbero esistere centri di medicina legale, a livello provinciale o regionale, che pratichino questi accertamenti in appoggio alle forze dell'ordine e ai pubblici ministeri per le indagini. Oggi siamo arrivati al punto che, anche per i delitti contro la persona, un pm deve pensare se dare o meno un incarico a un medico, perché poi non sa se può pagarlo.
Ad esempio le autopsie per gli incidente stradale, nella maggior parte dei casi, non vengono neanche fatte. Non si possono reperire campioni, capire la causa della morte. Ci sono problematiche di natura assicurativa, testimentaria. Si sta risparmiando sui fondi per la giustizia mentre se il sistema fosse organizzato tutto questo cambierebbe.
A Milano la situazione è la stessa del resto d'Italia?
A Milano è un disastro, a differenza – ad esempio – di Monza. Io ho lavorato tanto in questo ambito e vent'anni fa venivo pagato ogni settimana. Oggi, invece, per risparmiare le indagini non si fanno più in senso specialistico e questo non può portare giustizia né alla vittima né agli eventuali colpevoli.
È per questo che arrivano molte assoluzioni?
Può certamente contribuire. In tanti casi mancano le prove. Ma è anche il discorso inverso: ci sono carcerazioni ingiuste perché non ci sono elementi probanti. Sono convinto che dei delitti contro la persona non freghi più niente a nessuno, a meno che non siano omicidi strani e gli inquirenti vogliano finire sui giornali.
Per questo oggi fare il medico legale a Milano e in Italia è come fare uno sport costoso: paghi tu per farlo.