Medici e infermieri corrotti negli ospedali lombardi, cure e farmaci in cambio di sesso e soldi
Era un'associazione a delinquere ben rodata, quella che hanno scoperto gli investigatori della Squadra mobile di Bergamo e i carabinieri del Nas di Milano. Un giro di corruzione tra medici, infermieri e funzionari di alcuni ospedali lombardi (San Raffaele, Humanitas, Ieo, Fatebenefratelli-Sacco, Ospedale di Cernusco e Niguarda) e un'organizzazione albanese, che faceva ottenere ad altri immigrati albanesi certificati e permessi per accedere a costose cure mediche a carico del sistema sanitario lombardo.Per entrare in Italia e oliare tutti gli ingranaggi, il tariffario da corrispondere a medici e truffatori si aggirava intorno ai 6mila euro. Nove gli arresti.
False certificazioni per le cure in Italia
Attraverso una diffusa penetrazione nel sistema sanitario regionale, l'organizzazione scoperta da carabinieri e Nas era in grado di ottenere il rilascio per i cittadini albanesi, da parte dei medici corrotti lombardi, di false certificazioni per le cure in Italia: a questi veniva assicurato il pacchetto completo (tessera sanitaria, prescrizione, appuntamento con corsia privilegiata per saltare la coda), e visite accertate al San Raffaele o all’Humanitas. Un modo per arrivavano per beneficiare di cure a spese del sistema sanitario regionale (con un danno alle tasche dei contribuenti stimato intorno ai 440 mila euro), oppure semplicemente un viatico per entrare in Italia senza permesso di soggiorno.
Cure in cambio di sesso
Figura fondamentale, emersa nell’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, era quella di Davide Luigi Vergani, funzionario dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco (ufficio di piazzale Accursio) ora agli arresti domiciliari. Secondo le accuse, era proprio lui "la talpa" che procurava all'organizzazione le tessere sanitarie necessarie per accedere alle cure e ai farmaci in cambio di contanti, un biglietto per Milan-Verona e una prestazione sessuale. Il gip Sara Cipolla ha disposto il carcere invece per Domenico Paternò e Domenico Carriero, medici dell’ospedale di Cernusco sul Naviglio. Ma la rete degli albanesi poteva contare anche su infermieri, su un farmacista, su alcuni impiegati ospedalieri del Centro unico prenotazioni e su una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate.
Traffico di farmaci
Parallelamente, il gruppo aveva organizzato anche un florido traffico di farmaci: con il supporto degli stessi medici acquistavano medicine, sostanze come ossicodone, Fentanyl, morfina e in particolare il Clexane, utilizzato nella terapia contro il Covid. Farmaci che venivano poi inviati in Albania e venduti al mercato nero.