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Mattia Lucarelli e Federico Apolloni accusati di stupro

Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, i due calciatori accusati di stupro: condannati a 3 anni e 7 mesi

Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, due calciatori, sono stati condannati a tre anni e sette mesi perché accusati di aver violentato una ragazza che all’epoca dei fatti aveva 19 anni.
A cura di Ilaria Quattrone
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Federico Apolloni e Mattia Lucarelli
Federico Apolloni e Mattia Lucarelli
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Nella giornata di oggi, mercoledì 12 giugno, il giudice dell'udienza preliminare di Milano ha deciso di condannare a tre anni e sette mesi di reclusione Mattia Lucarelli e Federico Apolloni: i due calciatori sono stati arrestati il 20 gennaio 2023 perché accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza di 19 anni.

La giovane, una cittadina americana, nella notte tra il 26 e il 27 marzo 2022, ha incontrato Lucarelli, Apolloni e altri tre ragazzi in una nota discoteca di Milano: i cinque l'avrebbero poi portata in un appartamento di Lucarelli, figlio dell'attaccante Cristiano, dove poi sarebbe stata violentata.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, avrebbero approfittato dello stato di alterazione della giovane: la relazione tossicologica e psicologica depositata dai consulenti nominati dalla Procura ha mostrato che era in uno stato tale da renderla incosciente. Secondo i consulenti della difesa, che hanno chiesto l'assoluzione, la ragazza avrebbe avuto un tasso alcolemico inferiore allo 0,5: per loro quindi non era incapace di esprimere il consenso.

Nonostante questo per il giudice, Apolloni e Lucarelli sono colpevoli. Oltre ai due giocatori, sono stati condannati altri tre giovani: questi, pur non avendo abusato della vittima, erano presenti in casa e consapevoli di quanto stava accadendo. Sono stati condannati a pene che arrivano fino a due anni e otto mesi. 

"Che sia una batosta è molto chiaro, soprattutto perché eravamo speranzosi di poter chiudere questa storia subito nonostante le difficoltà": ha detto Mattia Lucarelli commentando su Instagram la condanna. "Che le cose spesso non vanno come dovrebbero andare lo sappiamo un po' tutti. È la vita". 

"Lo scoglio più grande da affrontare sapevamo che sarebbe stato il primo. Visto il clamore mediatico di tutta la questione, sapevamo di non combattere con i fatti ma con un momento storico e la pressione dei media che vuole la nostra testa senza realmente indagare a fondo ma fermandosi a titoli sensazionali per attirare l'attenzione", ha poi aggiunto.

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