Matteo Cornacchia morto in fabbrica travolto da una lastra, pm chiede l’archiviazione: “È stato imprudente”
La Procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta per omicidio colposo a carico dei vertici dell'azienda Siderurgica Dall'Era di Lograto, dove lo scorso 24 aprile Matteo Cornacchia è morto travolto da una lastra di metallo che si era staccata da un carroponte. Secondo il pubblico ministero Antonio Bassolino, infatti, sarebbe stato "accertato che l’infortunio non può ascriversi a una vera e propria genesi professionale" e perciò da parte del datore di lavoro non sarebbe stata "commessa alcuna violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro".
L'incidente all'azienda siderurgica
L'incidente era avvenuto intorno alle 9 del 24 aprile. All'arrivo dei soccorsi, Cornacchia era già deceduto sotto una lamiera che lo aveva colpito alla testa, mentre un suo collega operaio era a terra colto da un malore.
All'indomani della morte del 47enne, i sindacati avevano mosso critiche nei confronti dell'azienda di Lograto parlando di lavoratori che lamentavano presunte mancanze di manutenzione dei carroponti. Inoltre, erano emerse chat e post pubblici di Cornacchia in cui parlava della sua pesante invalidità (dell'80 per cento) che gli rendeva complesso ogni mansione.
Le indagini e la richiesta di archiviazione
La Procura ha, poi, aperto un fascicolo d'inchiesta con l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Come spiegato dagli inquirenti, le indagini sono state condotte sull'attrezzatura di lavoro e sugli aspetti formativi e organizzatori connessi all'attività di Cornacchia. In seguito a questi esami, non sarebbero emerse carenze per quanto riguarda le "misure di sicurezza e di prevenzione".
Al contrario, ha spiegato il pm Bassolino nella richiesta di archiviazione presentata al gip di Brescia, sarebbero emersi "indizi a sostegno di un comportamento imprudente, se non autolesivo, del lavoratore". Come riportato dal Giornale di Brescia, è stata, infine, sottolineata la "importante deflessione del tono dell’umore" che avrebbe affetto il lavoratore nell'ultimo periodo, "correlata con altre manifestazioni psichiatriche volontariamente non sottoposte a un adeguato percorso terapeutico".