Matrimonio nel Comune di Varese con saluti romani: a officiare il leader dei neonazi Do.Ra. Alessandro Limido
Lo scorso sabato 3 febbraio alla sede del Comune di Varese si è tenuto nella sala matrimoni l'unione civile di un militante della Comunità dei Dodici Raggi e la sua compagna. A officiare il rito civile è stato Alessandro Limido, leader e fondatore della formazione neonazista con sede ad Azzate inquisita dal 2017 per tentata ricostituzione del partito fascista. Ester De Tomasi, presidente provinciale di Anpi Varese, ha fatto sapere di aver avviato le verifiche per capire come sia stato possibile l'"accreditamento" nuziale del gruppo.
Il matrimonio a Palazzo Estense e il saluto romano con gli invitati
Come riportato da La Repubblica, dopo la cerimonia i due sposi si sono affacciato dal balcone: lei aveva tra le mani il bouquet di fiori, lui ha alzato il braccio destro facendo il saluto nazifascista. Gesto replicato dai circa 50 presenti nel cortile dei Giardini, vestiti con il giubbotto nero con attaccate le pecette dell'associazione Do.Ra. A rendere noto l'episodio sono stati alcuni passanti che, stupiti da quanto stava accadendo nella sede del Comune, hanno immortalato le scene con il proprio cellulare condividendole sui social.
Il segretario Anpi di Azzate, Vittore Brunazzo, ha definito quanto accaduto a Palazzo Estense una "vergogna inaccettabile". De Tomasi, presidente dell'Anpi provinciale di Varese, sostiene che l'aver concesso la delega a officiare il matrimonio a Limido sia stata "a dir poco una grande superficialità". Il leader di Do.Ra., infatti, oltre a essere pluripregiudicato è anche sotto processo. Per questo motivo De Tomasi ha chiesto che vengano effettuate verifiche per capire se il consiglio comunale di Varese abbia deliberato o meno la mozione che prevede il veto alla concessione di sale pubbliche a chi non sottoscrive una dichiarazione di ripudiare fascismo e nazismo.
Stando al protocollo civile, comunque, chi officia è delegato dal sindaco. Il primo cittadino di Varese è Davide Galimberti, del Pd: "Quanto accaduto al termine della celebrazione a Palazzo Estense è inaccettabile e invito le forze dell'ordine a fare piena chiarezza su quanto avvenuto, individuando al più presto i responsabili e avviando le necessarie azioni penali", ha affermato.
"Il Comune di Varese è il massimo luogo cittadino dove trovano espressione i valori di antifascismo e libertà, e non può assolutamente essere violato da gesti e slogan che non devono più trovare spazio nella nostra società. Sono sicuro che le forze dell'ordine individueranno al più presto i responsabili di questi atti gravissimi che non rappresentano in nessun modo la nostra città".
Ha poi affermato: "la persona che ha celebrato il matrimonio, per l'ordinamento del nostro Paese, aveva i requisiti per officiarlo. Anzi, il Comune ha effettuato attività istruttorie ulteriori perchè gli uffici comunali non si sono accontentati della semplice autodichiarazione dei requisiti. La celebrazione dunque è avvenuta secondo quanto la legge stabilisce e alla presenza di personale delle forze dell'ordine".
Pagliarulo: "Le forze dell'ordine identifichino chi si è esibito nel saluto romano"
"C’è un limite, oltre che alle leggi vigenti, anche alla decenza costituzionale, che pare ampiamente superato", ha commentato il presidente nazionale di Anpi, Gianfranco Pagliarulo: "Le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione hanno recentemente disposto che il saluto romano integra il delitto di ricostituzione del partito fascista ove la condotta tenuta nel corso di una pubblica manifestazione (il saluto romano è avvenuto in luogo pubblico per antonomasia, cioè la sede del Comune) ‘sia idonea a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista'. Chiedo perciò che con la massima urgenza le forze dell’ordine procedano all’identificazione di tutti coloro che si sono esibiti nel saluto romano e alla magistratura di aprire un’indagine per violazione delle leggi Scelba-Mancino".
Inoltre Pagliarulo domanda "come mai, dopo le innumerevoli manifestazioni di natura neofascista e le tante disavventure giudiziarie di cui si è resa protagonista l’associazione Do.Ra., non si sia ancora proceduto per il suo scioglimento".