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Marinella Beretta, vittima dell’indifferenza: alziamo gli occhi dai cellulari e rivolgiamoli ai vicini

Viviamo in una società che sa tutto di chi “influenza” i social network ma dimentica di interessarsi del vicino di casa o di chi incontriamo per strada. La storia di Marinella Beretta merita una riflessione.
A cura di Giorgia Venturini
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Marinella Beretta è vittima della solitudine ma anche dell'indifferenza: è stata trovata morta su una sedia della cucina due anni dopo il suo decesso. Le forze dell'ordine di Como quando sono entrate nella sua abitazione, di proprietà di un uomo svizzero ma concessa in usufrutto a vita all'anziana, hanno trovato il suo corpo già decomposto. Due anni vuol dire che Marinella non ha ricevuto una chiamata per gli auguri di Natale, una visita dal vicino di casa per chiederle se avesse bisogno di qualcosa, in tempi soprattutto di pandemia. Già, la pandemia: Marinella, lo confermeranno meglio i test che verranno effettuati in questi giorni sul suo corpo, potrebbe essere morta ancora prima di conoscere il significato di Coronavirus. Intanto la sua cassetta delle lettere continuava a riempirsi. Senza che nessuno si domandasse il perché non venisse svuotata.

Marinella era stata vista l'ultima volta dai vicini nel settembre del 2019. Poi il silenzio e la deduzione che si fosse trasferita. Dove? Nessuno si è mai informato. Quando? Neanche. Insomma, dove fosse Marinella nessuno lo sapeva. Invece era lì, su quella sedia della cucina ad attendere che qualcuno si accorgesse di lei per darle una degna sepoltura. "Ai funerali dobbiamo essere in tanti", ha detto il sindaco di Como Mario Landriscina. Almeno questo glielo dobbiamo. Come si sono accorti di Marinella? I vicini hanno chiamato il proprietario di casa perché gli alberi del giardino iniziavano a uscire dalla recinzione e invadevano la strada. Rami e foglie vicini a quella cassetta delle lettere sempre piena. Il proprietario allora si è finalmente recato davanti alla villetta di Marinella senza riuscire a parlarci. Così ha allertato le forze dell'ordine e così si è scoperto che Marinella non si era mai trasferita.

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Viviamo in una società in cui sappiamo tutto di chi "influenza" i social network: il loro colore preferito, cosa mangiano di solito e il vestito che preferiscono indossare se devono uscire a cena con il fidanzato o la fidanzata. Conosciamo a memoria la vita di chi non abbiamo mai incontrato, ma ignoriamo chi vive accanto a noi. O chi semplicemente si siede sul sedile a fianco il nostro sul treno. Troppo impegnati, troppo presi a rincorrere un mondo virtuale e ben lontano da noi, dimenticandoci di alzare la "testa dai cellulari" – come canta Diodato – e interessarci di chi incontriamo nella vita reale. Quante volte abbiamo chiesto al vicino di pianerottolo di raccontarci la sua storia? O lo abbiamo invitato per una cena? Quante volte prima di entrare in casa abbiamo scambiato qualche chiacchiera con lui? Eppure è questa la vita vera. Perché storie come quella di Marinella Beretta non devono più accadere. Perché le cassette delle lettere piene da mesi meritano una citofonata in più.

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Sono giornalista professionista dal 2020, ma faccio questo lavoro da molto più tempo. Nel settembre del 2020 sono arrivata a Fanpage.it inserendomi nella squadra della cronaca di Milano. Da anni mi occupo di criminalità organizzata soprattutto in Lombardia e di problemi ambientali: due tematiche che spesso si intrecciano tra di loro. Da un anno curo il progetto www.stampoantimafioso.it, un giornale online che si occupa di mafia e antimafia e che seguo insieme ad altri giornalisti e ricercatori che come me si sono laureati in Sociologia della criminalità organizzata.
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