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Maresciallo ucciso da un carabiniere ad Asso: perché viene citato in giudizio il Ministero della Difesa

La sera del 27 ottobre scorso il brigadiere Antonio Milia ha ucciso a colpi di pistola il suo comandante Donato Furceri: l’uomo, che soffriva da tempo di problemi psichiatrici, era appena stato reintegrato al lavoro dopo il parere positivo di una commissione medica interna all’Arma. “Chi ha dato l’idoneità deve essere ritenuto responsabile . Questo delitto si poteva evitare”
A cura di Francesca Del Boca
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Doriano Furceri, il comandante ucciso nella caserma di Asso (Como)
Doriano Furceri, il comandante ucciso nella caserma di Asso (Como)

Entra anche il Ministero della Difesa nel processo per l'omicidio nella caserma di Asso (Como), dove la sera del 27 ottobre scorso il brigadiere dei Carabinieri Antonio Milia ha ucciso a colpi di pistola il suo comandante Donato Furceri: l'assassino, dopo l'esecuzione, si era poi asserragliato per tre ore all'interno della caserma, uscendone solo la mattina seguente dopo una lunghissima trattativa.

Il brigadiere soffriva di problemi psichiatrici

Il brigadiere, che soffriva da tempo di problemi psichiatrici, era infatti stato appena reintegrato dopo il parere positivo di una commissione medica interna all'Arma. La stessa commissione, formata da ufficiali medici, che adesso si trova sotto la lente del Tribunale militare di Verona: le parti civili e i familiari di Furceri hanno chiesto infatti di indicare come responsabile civile il Ministero della Difesa, datore di lavoro dei due Carabinieri e soprattutto di chi ha conferito l'idoneità professionale a Milia, ricoverato per mesi nel reparto di Psichiatria e protagonista di svariati episodi preoccupanti tra manie di persecuzione, convulsioni, tendenze suicide. 

"È responsabile chi ha disposto il reintegro a lavoro di Milia"

"Per il perito del Tribunale militare, al momento dei fatti il brigadiere era palesemente incapace di intendere e volere a causa della sua patologia mentale", è il commento dell'avvocato Roberto Melchiorre, difensore di Milia, a Fanpage.it. "Bisogna fare chiarezza. Una commissione militare, il 19 ottobre, l'ha dichiarato idoneo nonostante soffrisse di una patologia chiara, evidente, definita. E nonostante il brigadiere fosse sottoposto a una terapia farmacologica". Un verdetto che potrebbe aver condannato a morte il comandante Furceri che, da quanto è emerso, era profondamente contrario a questo reintegro, al punto da aver disposto ferie forzate per il suo sottoposto. "Deve essere ritenuto responsabile chi ha dato l’idoneità a Milia a tornare in servizio. Questo delitto si poteva e si doveva evitare".

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