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Marco Vizzardelli e la frase antifascista alla Prima della Scala: “Lo rifarei. Segre non va strumentalizzata”

L’intervista di Marco Vizzardelli, storico loggionista della Scala e giornalista esperto di equitazione che ieri sera durante la Prima della Scala ha gridato “Viva l’Italia antifascista”. È stato identificato dalla Digos.
A cura di Francesca Del Boca
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Marco Vizzardelli (YouTube) e il Teatro alla Scala durante la Prima del 7 dicembre 2023
Marco Vizzardelli (YouTube) e il Teatro alla Scala durante la Prima del 7 dicembre 2023

"La mia, in quel momento, era una voce fredda, calma. Sentivo di farlo da dentro, mi è uscita quella frase all'improvviso". Sono le parole di Marco Vizzardelli, 65 anni, storico loggionista della Scala e giornalista milanese esperto di equitazione che ieri sera, pochi minuti prima dell'inizio del Don Carlo diretto da Riccardo Chailly, ha gridato "Viva l'Italia antifascista".

Cosa è successo ieri?

Già durante le code per i posti in loggione tanti presenti manifestavano un certo disagio per la situazione: Liliana Segre usata come scudo umano per parare il colpo dei rappresentanti del governo, l'inno nazionale con la presenza di La Russa… "bisognerebbe dire qualcosa", si mormorava tra le persone in fila.

E così è stato. 

Prima dell'inno nazionale, dall'altra parte della galleria, è partita una voce: "No al fascismo". Ma non ero io. Così ho rimuginato e rimuginato. E all'applauso finale, dopo l'inno, mi è uscita improvvisamente quella frase. Piana, fredda. "Viva l'Italia antifascista". Semplice.

Quali sono state le reazioni dei presenti?

Una signora dal loggione ha gridato "Bravo". Applausi intorno dalle gallerie e dal basso, brusio in platea. Poi è subito iniziata l'opera.

Ed è arrivata la Digos. 

A metà del primo atto, erano poliziotti in borghese. All'inizio ero spaventato. "Avrei commesso un reato se avessi urlato Viva l'Italia fascista", ho detto. Ma loro mi hanno tranquillizzato e spiegato che per legge, durante manifestazioni di questa importanza, sono costretti a identificare chi parla a prescindere dal contenuto. "Siamo perfettamente d'accordo anche noi con lei", hanno aggiunto. Il clima era sereno.

Una Prima movimentata. Già la giornata di ieri è stata segnata dalle polemiche sulla presenza della senatrice Segre sul palco reale. 

Liliana Segre non può essere uno scudo umano da esibire e utilizzare nelle battaglie politiche. Va omaggiata e applaudita per chi è davvero e per tutto ciò che rappresenta, senza mischiarla al resto. Poi, da cittadino italiano, davvero non riesco a vedere un presidente del Senato che tiene i busti di Mussolini in casa.

Ignazio La Russa ha detto di non aver sentito niente. 

Ha fatto il furbo.

Matteo Salvini ha invece commentato: "Chi urla alla Scala è nel posto sbagliato, ha problemi". 

Così ha anche dimostrato di non conoscere la storia di Milano e della Prima. Da sempre la Scala è teatro di proteste e di impegno civile: nella storia qui sono successe cose ben peggiori della mia frase, che direi altre mille volte.

E si è scatenato il putiferio.

Sinceramente sono un po' sorpreso. Cosa c'è di così sconvolgente in questa affermazione così normale, costituzionale? È quasi lapalissiana. Evidentemente c'è un nervo scoperto nel Paese, dovremmo rifletterci su.

Come è stato il Don Carlo? È riuscito a goderselo?

È stato eccelso. Un Don Carlo musicalmente bellissimo, davvero eccezionale.

Una passione che viene da lontano, quella per l'opera.

Me l'ha trasmessa la mia famiglia, insieme a quella per l'ippica. Ma io nasco con l'accoppiata Abbado e Grassi, ancora mi commuovo se ci penso: questa è la Scala del mio cuore.

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