Marco Carta assolto, la Corte d’Appello: “Manca la prova del furto delle magliette”
Non c'è prova certa della responsabilità del cantante Marco Carta nel furto delle sei magliette del valore di 1200 euro avvenuto il 31 maggio 2019 alla Rinascente di Piazza Duomo a Milano. È quanto scritto nella motivazione della Corte d'Appello di Milano che lo scorso ottobre aveva confermato l'assoluzione avvenuta un anno prima in primo grado: "La motivazione è pienamente condivisibile sotto il profilo della ricostruzione dei fatti", scrivono i giudici presieduti da Giuseppe Ondei.
Marco Carta considerato estraneo ai fatti
Nel provvedimento i giudici scrivono di ritenere ragionevole l'estraneità nei fatti dell'ex vincitore della trasmissione "Amici" e del Festival di Sanremo, come da sempre sostenuto dall'avvocato difensore Simone Ciro Giordano. Un'estraneità dimostrata dalle lacune nel racconto del cantante che, secondo i giudici, dimostrano la sua innocenza. Secondo la Corte d'Appello Fabiana Muscas, l'amica del cantante che quel giorno era con lui, è entrata nel camerino, ha aspettato che il cantante si allontanasse per non essere vista, salvo poi uscire immediatamente al suo arrivo, e ripetere la stessa azione una seconda volta. Proprio la Muscas durante il processo si era assunta la responsabilità del furto. E ora è stata ammessa all'istituto per la messa alla prova svolgendo così lavori di pubblica utilità.
L'arresto del 31 maggio 2019
Fabiana Muscas e il cantante Marco Carta erano stati fermati il 31 maggio del 2019 all'uscita della Rinascente a Milano. Gli addetti alla sicurezza avevano trovato nella borsa della 54enne sei magliette che erano state rubate e alle quali erano stati rimossi i dispositivi anti-taccheggio. Erano quindi state allertate le forze dell'ordine che, una volta arrivate, avevano arrestato i due. Entrambi erano stati poi posti ai domiciliari, ma pochi giorni dopo non era stato convalidato l'arresto. A ottobre del 2019 il Tribunale aveva assolto Marco Carta, sentenza poi confermata a ottobre del 2020 dalla Corte d'Appello.