A poco più di una settimana dalla condanna all'ergastolo per aver ucciso, con premeditazione, dopo averla avvelenata per mesi, la sua compagna Giulia Tramontano e aver conseguentemente provocato la morte di Thiago, il bambino che Tramontano portava in grembo e averne quindi occultato il corpo nel tentativo di non essere scoperto, Impagnatiello ha deciso di scrivere una lettera dal carcere.
Una lettera che l’uomo scrive con esplicita richiesta di divulgazione, mediante lettura, nel corso di una nota trasmissione radiofonica. Non una lettera di pentimento autentico o di riflessione, ma una lettera vergognosa nel suo intento e ancor più nel suo contenuto, della quale forse sarebbe giusto non parlare e non scrivere.
Ciò nonostante appare necessario analizzarla per spiegare chiaramente il funzionamento di un uomo come Alessandro Impagnatiello perché utile nel riconoscimento di quei meccanismi tipici della manipolazione psicologica.
Impagnatiello inizia parlando di Giulia Tramontano utilizzando il nomignolo che le dava e manifestando la sua sofferenza perché lei non è più nella sua vita, tralasciando però che Giulia Tramontano non è più in vita perché lui ha scelto, lucidamente e lentamente di ucciderla.
Il primo passaggio fa emergere un funzionamento tipico, che è quello della strumentalizzazione dell'altro/a. Per i manipolatori gli altri servono a raggiungere i propri scopi. Impagnatiello utilizza ancora una volta Giulia Tramontano per far parlare di sé, per avere l’attenzione mediatica su di sé.
Lo fa, come sempre succede in questi casi, in maniera subdola, non palesando lo scopo di questa sua lettera ma decantando le qualità di Giulia Tramontano, la persona meravigliosa che era e che, lo ricordiamo, non è più solo per colpa sua.
Quindi passa al vittimismo. Si definisce una vittima collaterale del sistema mediatico, un sistema che attacca e condanna per averlo posto al centro di un'attenzione patologica.
Fa ben attenzione a spostare il focus del problema attraverso un meccanismo tipicamente deresponsabilizzante. I media diventano carnefici di vittime come lui e lui si trasforma, in questa narrazione capovolta, nel paladino che si erge a tutela delle altre, possibili, future vittime.
Va specificato che i soggetti manipolatori mettono in atto tali comportamenti, come abbiamo detto, per raggiungere un proprio obiettivo. Genericamente possiamo dire che il fine ultimo di chi utilizza la manipolazione psicologica è il controllo. Ecco che, al di là del contenuto esplicito della lettera, la volontà che sottende è quella di continuare a mantenere il controllo della situazione. Rivelando, forse in questo momento per la prima volta pubblicamente, tutta la sua aggressività.
Impagnatiello utilizza Giulia Tramontano, il suo ricordo, riprende gli altri per non essersi concentrati abbastanza su di lei, per aver scritto e parlato in modo ossessivo di lui, per mettersi al centro e per tentare di presentare, ancora una volta, l’immagine grandiosa di sé che utilizzava quando faceva cocktail nel bar di lusso.
Lui non un assassino spietato, non un bugiardo patologico, non un uomo freddo e assolutamente carente di empatia ma colui che oggi, impartisce una lezione di vita a tutti.
La sua aggressività emerge anche nel modo in cui parla di Giulia Tramontano, che tiene legata a sé, attraverso un'ennesima prevaricazione, anche dopo averla uccisa, imprigionandola nei pensieri che le dedica prima di addormentarsi. In una conversazione, fatta di cose da dirsi in eterno dalla quale Giulia Tramontano, sicuramente, avrebbe preso le distanze.
Questa lettera è il possesso di un uomo che va oltre la morte.