“Mamma, ho un peso molto grande da dirti”: bambina di 7 anni racconta in lacrime gli abusi del bidello
Il bidello di una scuola elementare gestita da religiose avrebbe abusato di una bambina di sette anni che frequentava l'istituto. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le molestie sarebbero avvenute nei locali di una cascina frequentata da bambini per eventi legati alla scuola. Con l'accusa di violenza sessuale aggravata, l'uomo andrà a davanti al Giudice per l'udienza preliminare lunedì 2 ottobre. Nel frattempo, è stato allontanato dall'istituto ma nessun provvedimento gli impedisce di frequentarne i locali.
La denuncia degli abusi
I fatti denunciati risalgono a oltre un anno fa. Nel pomeriggio del 18 marzo 2022, il collaboratore scolastico avrebbe attirato la bambina nella sua camera da letto, che si trova in una cascina che ospita una comunità solidale con alcuni appartamenti e in cui si tengono attività connesse all'istituto.
L'uomo, che conosceva la bambina da tempo, l'avrebbe convinta a seguirlo promettendo di mostrarle alcune fotografie della sorella. Arrivati in camera, le avrebbe chiesto di fargli vedere le parti intime. L'avrebbe fatta stendere sul letto, le avrebbe abbassato i pantaloni, tirato giù le mutandine e le avrebbe chiesto di girarsi per guardarla davanti e dietro.
Tempo dopo, la vittima ha raccontato anche che "lui le apriva il culetto con le mani". La denuncia è stata depositata il 6 maggio 2022. Dopo avere appreso quanto accaduto, la madre della piccola ha parlato con il padre dell'accusato, che è il vicepreside dell'istituto frequentato dalla bambina.
Sotto choc per l'accaduto, l'uomo ha detto che avrebbe consultato uno psicologo per chiedere supporto. Settimane dopo la denuncia, il bidello si è auto sospeso e ora dovrà rispondere di violenza sessuale aggravata dalla minore età, ma può frequentare i locali della cascina senza restrizioni.
La confessione della bambina e la scoperta della madre
La bambina ha tenuto tutto dentro per oltre un mese. Il 26 aprile 2022, la madre era andata a prendere a scuola lei e la sorellina più grande, che aveva dieci anni all'epoca dei fatti. Mentre erano insieme, la primogenita stava raccontando di una lezione di sull'affettività avuta in classe.
La vittima ascoltava e rimaneva in silenzio. Arrivati in casa ha litigato con la sorella e si è chiusa in bagno. La madre l'ha raggiunta chiedendole cosa fosse successo e invitandola a fare pace. La bimba però continuava a piangere senza fermarsi. Quando la donna ha chiesto se ci fosse qualcos'altro di cui voleva parlare, la minore ha risposto : "Mamma, ho un peso molto grande che ti devo dire".
Sedute una accanto all'altro, la figlia ha raccontato a sua madre gli abusi subiti da parte del bidello. La mamma è riuscita a ricostruire il giorno esatto in cui sarebbero avvenute le violenze. Quel pomeriggio di marzo, la madre era agitata perché era andata a prendere la figlia ma non riusciva a trovarla. Aveva bussato alle porte di vari appartamenti e urlato il nome della bambina, aveva chiesto aiuto anche al padre dell'uomo. Ma nessuno era riuscito a capire dove fosse e poco dopo la bambina era rientrata.
La piccola ha raccontato di aver sentito la madre gridare il suo nome e avere detto ripetutamente al suo presunto aguzzino di uscire per raggiungerla, ma lui le avrebbe risposto che nessuno la stava chiamando. Dopo lo sfogo, la bimba ha abbracciato la madre dicendole che si era liberata di un peso.
La reazione del Paese e l'isolamento della vittima
Dopo avere raccontato tutto al marito e parlato con il vicepreside dell'istituto, la madre della bambina si è rivolta al sindaco del paese per capire come muoversi. Il primo cittadino ha offerto il suo sostegno e ha accompagnato i genitori a sporgere denuncia.
Il paese però non ha reagito bene. La legale che assiste la vittima, Solange Marchignoli, racconta che la famiglia è stata isolata e questo ha delle ripercussioni anche sulla bambina. "Purtroppo quando si tratta di procedimenti penali in cui sono coinvolti dei minori scatta l'omertà da parte di tutti – dice l'avvocata a Fanpage.it – Nessuno vuole parlare e chi denuncia viene escluso. Anche da parte della scuola la reazione è stata di totale chiusura". Questo ha delle ripercussioni anche sulla bambina, che ora ha nove anni, sta affrontando un percorso di psicoterapia e non ha cambiato istituto. "È un peccato che il contesto sociale reagisca così, perché i genitori hanno avuto coraggio a denunciare e la famiglia della vittima si sentirebbe meno sola in un percorso difficile", spiega la legale.
I genitori hanno scritto una lettera al Papa raccontando quanto accaduto nell'istituto gestito da religiose. Il Vaticano ha anche risposto che "i fatti saranno portati a conoscenza degli organismi ecclesiali competenti". Per l'avvocata, la cosa peggiore è che l'uomo continui a frequentare i luoghi in cui si svolgono attività educative con bambini.
"È l'ennesimo processo – dice Marchignoli – in cui il pubblico ministero non ha ritenuto di dover applicare una misura cautelare a tutela dei bambini, fosse anche soltanto il divieto di avvicinamento dei minori. Questo nonostante abbia ritenuto di portare l'accusato a processo, quindi abbia introdotto l'elemento provato del reato sotto il profilo giuridico".