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Malato di Sla resta in ospedale per 2 mesi: l’Inps rivuole indietro i 1.200 euro dell’accompagnamento

L’Inps ha chiesto a Carlo Antonini, malato di Sla, la restituzione di quasi 1.200 euro. Secondo l’ente, il 58enne non aveva diritto alla pensione di accompagnamento perché rimasto in ospedale per più di 29 giorni.
A cura di Enrico Spaccini
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Carlo Antonini e sua moglie Valentina (foto da Facebook)
Carlo Antonini e sua moglie Valentina (foto da Facebook)

Carlo Antonini è un uomo di 58 anni di Sarezzo (in provincia di Brescia) e qualche anno fa ha contratto la Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica, che lo costringe a letto e che richiede continua assistenza. A settembre del 2021 è dovuto andare al centro clinico NEuroMuscular Omnicentre (Nemo) dell'ospedale Niguarda di Milano per sottoporsi a una tracheotomia. Per complicazioni, Antonini è rimasto ricoverato per due mesi, fino a novembre, e con lui c'era sua moglie Valentina. Dopo due anni, l'Inps gli ha inviato una lettera in cui gli viene comunicato che dovrà risarcire l'ente per quasi 1.200 euro.

Perché l'Inps ha chiesto il risarcimento per quasi 1.200 euro

A raccontare questa storia è lo stesso Antonini con un post pubblicato sul suo profilo social lo scorso 28 settembre. Insieme alla sua foto, il 58enne ha allegato anche la lettera che l'Inps gli ha inviato il 5 settembre. In quel documento viene specificato che poiché Antonini è rimasto in ospedale per più di 29 giorni, non aveva diritto alla pensione di accompagnamento. Pertanto, deve restituire 1.096,41 euro in 24 rate mensili da quasi 50 euro l'una.

La lettera che Inps ha inviato a Carlo Antonini (foto da Facebook)
La lettera che Inps ha inviato a Carlo Antonini (foto da Facebook)

"Voglio precisare che non voglio niente", ha scritto Antonini sul suo lungo post, "ma voglio spiegare certe situazioni che un disabile deve passare". Al momento del ricovero, racconta il 58enne, sapeva che avrebbe dovuto compilare un documento in cui si dichiarava che sua moglie doveva stargli vicino 24 ore su 24. "Se non lo sottoscrivi, per il tempo che stai all'ospedale non ti danno l'accompagnamento", ha continuato Antonini.

"Credo sia giusto che se una persona che prende l'accompagnamento va in ospedale, il grave lavoro di assistenza della famiglia passa a medici e infermieri, quindi non riceve la pensione", ha commentato il 58enne di Sarezzo, "ma per un malato come me, che ha bisogno di una persona sempre vicina, compili un documento e ti lasciano l'accompagnamento". Tuttavia, quella dichiarazione vale per un ricovero massimo di 29 giorni.

"Non tutti i malati sono fortunati come me"

Antonini, invece, è dovuto rimanere al Nemo per due mesi, "e non per piacere", ha precisato, "senza considerare che mia moglie ha pagato circa 850 euro per il mangiare, mentre l'ambulanza mi è stata pagata da amici che ancora ringrazio".

Carlo Antonini e sua moglie Valentina con la lettera che hanno ricevuto da Inps (foto da Facebook)
Carlo Antonini e sua moglie Valentina con la lettera che hanno ricevuto da Inps (foto da Facebook)

Quindi, l'Inps ha deciso di non riconoscergli l'accompagnamento perché è rimasto in ospedale più dei 29 giorni previsti, chiedendogli indietro il denaro che secondo l'ente non avrebbe dovuto erogare. "Sarò sempre molto grato al Nemo di Milano", ha concluso il suo racconto Antonini, "vi chiedo solo di condividere questa storia perché queste stupidate vengano tolte, perché non tutti i malati sono fortunati come me".

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