“Malati di tumore e trapianti lasciati senza cure”: quali sono le accuse contro il Cpr di via Corelli
Dovrà difendersi dall'accusa di frode sull'assegnazione dell'appalto per le gestione del cpr di via Corelli a Milano Alessandro Forlenza, tra gli indagati dell'inchiesta della Procura e della Guardia di Finanza che cerca di far luce su cosa accade nel centro di rimpatrio del capoluogo lombardo. Dalle prime ore della mattinata di oggi venerdì primo dicembre le Fiamme Gialle sono nel centro per requisire tutti i documenti necessari dopo il via libera della Procura alla perquisizione. Al centro delle indagini infatti non c'è solo la frode nell'aggiudicarsi l'appalto ma anche condizioni sanitarie pessime nei confronti dei migranti in attesa del rimpatrio.
Stando al decreto di ispezione il gestore del cpr "simulava la presenza nel centro di servizi pattuiti in sede contrattuale con la Prefettura di Milano, servizi in realtà mai presati o comunque prestati in maniera largamente insufficiente". Più e più volte, dunque, è stato violato il contratto d'appalto.
L'assenza delle cure mediche per i migranti
Nel dettaglio, i migranti non vengono sottoposti alle cure mediche necessarie: le prestazioni sanitarie specialistiche nella maggior parte delle volte non vengono effettuate per mancanza di fondi. Come spiega la Procura, questo era stato confermato da una frase riportata dal direttore sanitario del centro, riferito a un ospite con un fortissimo mal di denti che non aveva ricevuto cure: "Ma ce li abbiamo i soldi per ricostruire i denti a questo ragazzo?".
Un altro ospite non aveva potuto fare una gastroscopia perché "il gestore non pagava il ticket". Così come un altro, pur avendo il piede fatturato, non ha potuto effettuare la visita sempre per "il rifiuto del gestore a pagare".
Gli inquirenti hanno anche accertato che le visite di idoneità alla vita in comunità sono assolutamente carenti: "Gli ospiti affetti da epilessia, epatite, tumore al cervello, gravi patologie psichiatriche, tossicodipendenti considerati idonei alla vita in comunità ristretta". Come già aveva denunciato Fanpage.it qualche settimana fa.
E le cose non sono mai migliorate. Al centro anche in questi giorni è trattenuto un uomo in cui pochi anni fa è stata asportata la milza. E nel cpr c'è l'assenza assoluta dei medicinali.
Infine è "largamente insufficiente il servizio psicologico e psichiatrico". Questo reso impossibile anche dal fatto che nel cpr sono assenti mediatori linguistici.
Assenti le attività ricreative e religiose promesse
Tanti altri servizi promessi nel contratto con la Prefettura sono totalmente assenti: nel centro mancano i garantiti luoghi di culto, così come le attività ricreative sociali e religiose – "in modo da consentire la fruizione giornaliera e in spazi appositamente dedicati anche al fine di impegnare le giornate degli ospiti e rendere loro più piacevole il trascorrere del tempo" – erano state promesse dal gestore nero su bianco ma mai realizzate.
Cibo avariato e scadente
Anche le norme igieniche sono scadenti: a maggio varie associazioni – tra cui gli attivisti di Mai più Lager – avevano documentato con foto la presenza di piccoli vermi bianchi nei pasti serviti ai migranti. Tante le pesanti critiche e richieste pressanti di chiusura: i volontari e gli ospiti del centro hanno sempre lamentato condizioni di degrado e soprusi. Il cibo, che da contratto doveva essere "biologico, dop, igp e tradizionale", è invece "maleodorante, avariato e scaduto".
Ora a sottolineare la carenza igienico sanitaria del centro è anche la Procura: chi aveva effettuato un sopralluogo nel cpr avevano documentato che "la pulizia lasciava a desiderare: i bagni erano in condizioni vergognose e le camerate sporche. L'unica pulizia che veniva fatta era per le parti comuni e anche un po' all'acqua di rose".
Assenti il servizio legale e i corretti pagamenti ai gestori
Stando al contratto d'appalto era dovere fornire ai migranti anche un'informativa legale. E invece, come spiega una testimonianza – "l'informazione legale, a detta del direttore, viene fornita direttamente da lui, e non ci sono stati gli opuscoli di rito (né la carte dei diritti, né quello sulla protezione internazionale)".
A soffrire della mala gestione non sono solo gli ospiti del centro ma anche i dipendenti di via Corelli: tutti i lavoratori hanno ribadito i mancati pagamenti del Tfr, di parte della retribuzione nonché il pagamento dopo 60 giorni. In questo caso sono state violate anche tutte le leggi vigenti in materia di rapporto di lavoro. Tutto dovrà essere chiarito dagli indagati – oltre al gestore, Consiglia Caruso, ovvero l'amministratrice di Martinina srl, alla Procura.