Majorino candidato presidente del Pd alle Regionali in Lombardia: la conferma è in arrivo per oggi
Alla fine il nome c’è. Pierfrancesco Majorino sarà il candidato del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali in Lombardia. Almeno tre fonti qualificate del Pd danno l'operazione come ormai conclusa. C’è l’accordo con i Verdi, con i Civici e con Sinistra Italiana. Resta da limare la posizione con +Europa, che chiede rassicurazioni sul fatto che il Movimento 5 stelle non farà parte della coalizione che verrà ma, ci dice un parlamentare, è solo questione di ore.
Anche perché, a oggi, il Movimento 5 Stelle continua a insistere per un "confronto sui temi" e per convergere solo dopo, eventualmente, su un nome terzo. Al Nazareno e nella segreteria regionale non sono però dello stesso avviso: non c’è più tempo e non ci si può permettere di farsi logorare mentre Attilio Fontana e Letizia Moratti sono già in piena campagna elettorale, dicono.
Per questo nella giornata di oggi si sono intensificati i contatti con gli altri partiti per convergere finalmente sull’europarlamentare del PD. A +Europa, dice qualcuno con un sottofondo di malignità, ci penserà il PD nazionale magari con qualche ruolo di spicco in qualche commissione parlamentare.
Ieri in serata circolava anche il nome di Bruno Tabacci, più come elemento di disturbo che per una reale trattativa. La coalizione alla fine sarebbe la stessa che si è presentata alle ultime elezioni politiche.
Majorino sarà il candidato del Pd
Toccherà poi a Majorino, da candidato ufficiale, riuscire a dialogare con i grillini e con il Terzo polo per capire che possibilità ci siano di allargare "questa pur piccola coalizione coalizione che è rimasta" come l’ha definita il sindaco di Milano Beppe Sala.
Il mandato del segretario regionale Vinicio Peluffo di individuare un nome unitario che potesse accelerare il percorso (aveva tempo fino al 20 novembre) sarà rispettato. Decadono quindi Fabio Pizzul, Simona Malpezzi, Stefania Bonaldi e Antonio Misiani, che facevano parte della rosa presentata alla direzione regionale dei Dem lunedì.
Si arresta anche la corsa alle primarie che l’assessore al Comune di Milano Pierfrancesco Maran aveva lanciato sabato scorso. Ancora una volta, l’ennesima, il recordman delle ultime elezioni milanesi (9.166 preferenze per lui a ottobre dell’anno scorso) si ritrova stoppato dalla dirigenza regionale e nazionale. "Non appartiene a nessuna corrente e oggi nel PD questa qualità si sconta più del solito", sospira un dirigente Dem.
La strategia per evitare le primarie
Ora al segretario regionale Vinicio Peluffo rimane lo scoglio dell’Assemblea regionale convocata probabilmente per venerdì. Lo statuto regionale del PD infatti prevede che "nel caso in cui, ai fini del raggiungimento di un accordo di coalizione, si intenda ricorrere a un metodo diverso dalle primarie, l'Assemblea dell'ambito territoriale di riferimento deve approvare questa scelta in deroga con la maggioranza dei due terzi dei voti validamente espressi".
L'obiettivo è presentarsi all’assemblea con il via libera su Majorino dei partiti di coalizione per mettere al voto la deroga alle primarie e cominciare da subito la campagna elettorale. "Non sarà facile però ottenere i due terzi", dice una fonte a Fanpage.
Questi ultimi giorni convulsi di trattative hanno creato tensioni profonde da chi chiedeva che Majorino si sottoponesse alle primarie "che dovrebbero essere il tratto distintivo del PD" senza forze. Dall’altra parte invece molti sono convinti che delle primarie il 18 dicembre sarebbero state un’agonia per il partito e un enorme favore agli avversari in campo.
L'assemblea di domani sarà calda, di sicuro, ma tutte le componenti del Pd lombardo ripetono la propria volontà e disponibilità di lavorare per il nome che verrà democraticamente votato. E quel nome – dopo aver incassato i no di Sala, di Cottarelli, di Pisapia, e di Del Bono – è Pierfrancesco Majorino.
Dalla prossima settimana, a meno di stravolgimenti impensabili, sarà solo campagna elettorale.