L’ultimo saluto a Carol Maltesi, “la ragazza bella e sola” entrata nel cuore degli italiani
Fino all’ultimo, e oltre, è emersa quella solitudine che ha reso ancora più drammatica la morte di Carol Maltesi, 26enne originaria di Sesto Calende, nel Varesotto, uccisa lo scorso gennaio dal vicino di casa Davide Fontana nel suo appartamento a Rescaldina (Varese).
Il corpo, fatto a pezzi da Fontana e conservato in un congelatore acquistato su Amazon, è stato ritrovato a marzo suddiviso in quattro sacchetti dell’immondizia e abbandonato in cima a un dirupo a Paline di Borno, paesino sulle montagne bresciane. Nessuno aveva cercato la giovane donna, nessuno aveva denunciato la sua scomparsa, nessuno aveva tentato di chiamarla al telefono, nonostante ci fossero entrambi i genitori e un ex compagno, da cui aveva avuto un figlio. L’identificazione del cadavere è avvenuta una settimana dopo il ritrovamento dei resti, grazie al lavoro investigativo di un giornalista bresciano che ha incrociato i dati sui tatuaggi rinvenuti sui pezzi di corpo e diffusi dai Carabinieri con le fotografie pubblicate sui profili social di Carol, nota sul web come Charlotte Angie.
Un libro per raccontare “la vera Carol”
Ed è proprio il giornalista Andrea Tortelli, a capo del quotidiano online BsNews, il primo a parlare la mattina dei funerali: “Sono qui per dimostrare la mia vicinanza alla famiglia. Dopo la svolta nelle indagini mi hanno chiamato e ringraziato, è stato un momento emozionante, ci siamo sentiti vicini, anche se non ci conoscevamo. Oggi – dice Tortelli a Fanpage.it – sto scrivendo un libro per ricordare Carol, per far sì che la sua memoria abbia la dignità che è mancata quando è stato ritrovato il suo corpo senza vita”.
Ricordata come “porno star” anziché come vittima di femminicidio
Tante le polemiche che avevano avvolto il caso nei giorni successivi all’identificazione della ragazza, etichettata come “porno star” mettendo in rilievo più le sue attività online che la sua persona e l’essere stata barbaramente uccisa. Anche l’avvocata della famiglia Maltesi, Manuela Scaglia, sul porticato della chiesa ribadisce il concetto: “Nonostante non abbiamo ancora ricevuto nessun cenno di scuse da parte di Davide Fontana, ora è solo il momento di pensare a Carol, di restituirle la dignità che fino a oggi le è stata negata”. Davide Fontana, accusato di omicidio, rimane in carcere a Busto Arsizio in attesa del processo, che dovrà stabilire se ha agito con premeditazione oppure no.
La solitudine di Carol
La solitudine, dicevamo, è il filo nero di questa vicenda. Carol che viveva distante dal suo bambino, in Veneto con il padre, ma voleva tornare da lui (questo, stando alle indagini in corso, potrebbe essere il movente dell’omicidio). Carol che è morta nella notte tra il 10 e l’11 gennaio e fino alla seconda metà di marzo nessuno ha cercato di sentire la sua voce: il cellulare della donna era nelle mani di Fontana, il quale rispondeva ai messaggi al posto suo. Sarà solo la richiesta di un audio da parte del giornalista a far scattare l’allarme e dunque il coinvolgimento delle forze dell’ordine. Carol, che nei primi giorni dopo la scoperta della sua morte non è stata chiamata Carol Maltesi ma “Charlotte Angie, la porno star del web”. Carol che al funerale aveva un centinaio di persone, ma poche strette, per lo più vecchi compagni di scuola e conoscenti con cui da tempo non si sentiva più.
La solitudine di Davide
E solo, d’altronde, è ed è stato il suo assassino. Il 43enne bancario Davide Fontana è riuscito per due mesi a portare avanti la recita di “normalità” principalmente perché non ha parlato con nessuno, fatta eccezione per i “ciao” e i “buona giornata” con i vicini di casa sul ballatoio del complesso residenziale di Rescaldina, dove da alcuni mesi viveva a qualche appartamento di distanza da quello di Carol. Ed è quando gli è stato chiesto di parlare, durante l’interrogatorio in questura una domenica notte di fine marzo, che è crollato.
La cavalla Caraia, il rosa e quello che rimane di Carol
Eppure, tra le persone che punteggiano il piazzale dell’abbazia di San Donato, dove si celebrano le esequie, emergono sprazzi di umanità. “L’ultima volta ci siamo incontrati alla vigilia di Natale del 2019, prima della pandemia – racconta un compagno di classe del liceo -, abbiamo ricordato i vecchi tempi, era venuta per le feste dalla mamma qui a Sesto ed è stato bello rivederci dopo anni”. “Di lei mi restano in mente i pomeriggi al maneggio – dice a Fanpage.it Giulia Coniglio, un’amica d’infanzia -. La prendevo in giro perché per la sua cavalla Caraia voleva tutto rosa: la copertina, il paraorecchie… Ridevamo e scherzavamo. Mi consola sapere che Caraia sia ancora lì, perché con lei c’è ancora un po’ di Carol”.