Luigi Floretta morto dopo un intervento ai denti, i consulenti: “Somministrato troppo anestetico”
A uccidere Luigi Floretta non è stata una reazione allergica a un farmaco, ma un sovradosaggio di anestetico. Ad affermarlo sono il professore Giorgio Antonio Iotti e la dottoressa Chan Yao che hanno depositato in Procura la consulenza sul decesso del tecnico della Rai 45enne di Bolzano avvenuta lo scorso 30 giugno in seguito a un intervento in uno studio dentistico bresciano. Per la morte di Floretta, l'odontoiatra titolare della clinica, un collaboratore esterno e l’anestesista sono indagati per omicidio colposo.
La relazione dei consulenti
Era il 27 giugno quando Floretta si è presentato in una clinica di odontoiatria di Brescia per sottoporsi a un intervento di implantologia. In pratica, consiste nella sostituzione della radice di un dente e della sua struttura dopo che questo è stato estratto. Al termine dell'operazione, però, il 45enne ha accusato un malore. Trasferito all'ospedale Civile di Brescia, è deceduto dopo circa 48 ore di ricovero nel reparto di Rianimazione.
I consulenti tecnici di parte avevano ipotizzato che a causare il malore di Floretta era stata una reazione allergica ai farmaci che gli sono stati somministrati per l'intervento, oppure una crisi dovuta alla lieve ipertensione di cui soffriva. Come riporta il Giornale di Brescia, invece, la consulenza depositata in Procura parla di "tossicità sistemica da anestetico locale che ha determinato un arresto cardiaco".
Il sovradosaggio di lidocaina
Si parla, quindi, di sovradosaggio di un farmaco a base di lidocaina mentre le altre ipotesi "non trovano alcun fondamento medico-scientifico e neppure supporto tecnico". Come si legge nel rapporto firmato dal professor Iotti e dalla dottoressa Yao, "la concentrazione ematica della lidocaina al momento della crisi cardiaca, avvenuta alle 17:40 circa, era certamente più elevata di quanto riscontrato nel campione ematico esaminato tra le 18:55 e le 20:10″.
Tuttavia, della somministrazione di lidocaina non c'è traccia nella cartella clinica. Per questo motivo, hanno aggiunto i consulenti, non è possibile indicare chi avesse somministrato il farmaco, né l'orario e nemmeno l'esatto il dosaggio. Dopodiché, le procedure di rianimazione eseguite dai sanitari sono state considerate "essenzialmente corrette", anche se non avevano riconosciuto subito l'arresto cardiaco.