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Lucia Finetti, condannata all’ergastolo per aver ucciso il marito: “Non accettava la fine della storia”

Nel corso del processo è stato ricostruito come il marito avesse deciso di lasciare la donna dopo 23 anni di matrimonio, e portare così avanti la relazione extraconiugale con una collega di lavoro: oggi le motivazioni della sentenza all’ergastolo, pronunciata nel maggio scorso. Esclusa l’aggravante della premeditazione.
A cura di Francesca Del Boca
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Lucia Finetti
Lucia Finetti

Ergastolo, come aveva chiesto la Procura. È stata condannata al massimo della pena per omicidio volontario Lucia Finetti, la 53enne che il 12 giugno del 2021 aveva ucciso con 14 coltellate il marito Roberto Iannello, 55 anni, dopo una lite in auto nel quartiere Baggio a Milano.

"Non ho fatto nulla, non ricordo. Se l'ho fatto è stato per legittima difesa, perché lui era furioso per questioni di soldi", si era difesa in un primo momento la donna, casalinga con la passione per la cartomanzia. Oggi, però, le motivazioni della sentenza della Corte d'Assise di Milano fanno luce sul reale movente. "Una reazione del tutto abnorme, ingiustificata e priva di qualsivoglia empatia umana rispetto ad una vicenda, del tutto comune ed usuale, per quanto dolorosa, quale la fine di una relazione amorosa".

Il marito aveva intenzione di chiudere la relazione

La donna, insomma, non aveva accettato la fine della storia con il marito, un matrimonio durato ben 23 anni. L'uomo infatti, secondo quanto ricostruito durante il processo, aveva intenzione di chiedere la separazione e di portare avanti, alla luce del sole, la relazione extraconiugale che da tempo intratteneva con una collega di lavoro. "Lui voleva chiudere la relazione, invece lei aveva perso tutto e la sua rabbia inespressa l'ha portata all'omicidio", ha spiegato la pm Francesca Gentilini nelle repliche. Un delitto avvenuto nell'abitacolo della macchina: Lucia Finetti, quel giorno d'estate, aveva incontrato il marito con la scusa di prendere qualche lezione di guida dopo anni e anni di inattività, nonostante vivessero un periodo di crisi in case separate.

Le 14 coltellate inferte al coniuge in auto

I giudici, presieduti da Ilio Mannucci Pacini, hanno anche escluso l'aggravante della premeditazione contestata dalla pm Francesca Gentilini, titolare dell'inchiesta dei Carabinieri. "Benché possa fondatamente ipotizzarsi che la Finetti portò con sé il coltello, non si reputa che la circostanza sia emersa con la dovuta certezza probatoria", si legge nelle motivazioni. Ma hanno "comprovato una condotta omicidiaria animata da un dolo diretto ed intenso, non trovando alternative e plausibili spiegazioni alle 14 coltellate inferte al coniuge". Ai familiari della vittima, la Corte ha inoltre riconosciuto provvisionali di risarcimento per 100mila euro.

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