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Luca Tromboni ucciso dal fratello: a Un giorno in Pretura il delitto di Rozzano

Il delitto di Rozzano è al centro della prossima puntata del 26 settembre 2020 di un Giorno in pretura. Il programma condotto da Roberta Petrelluzzi ripercorrerà alcuni momenti del processo che ha condannato all’ergastolo Sandro Tromboni, reo di aver ucciso il fratello maggiore nell’azienda di famiglia di Rozzano (Milano).
A cura di Angela Marino
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Un fratello che uccide un altro fratello, la più antica delle storie è anche quella di Sandro e Luca Tromboni, vittima e carnefice, protagonisti di uno degli episodi di cronaca nera che hanno segnato la Lombardia. La loro storia è al centro della prossima puntata di un giorno in Pretura, sabato 26 settembre in onda su Rai3, dal titolo ‘Le colpe di Abele'. Il programma condotto da Roberta Petrelluzzi ripercorrerà alcuni momenti del processo che ha condannato all'ergastolo Sandro Tromboni, reo di aver ucciso il fratello maggiore nell'azienda di famiglia di Rozzano (Milano).

I fatti vanno in scena nel 2015 a Rozzano, piccolo centro del Milanese. Scenario della vicenda, l'azienda di famiglia dei protagonisti, la Tromboni Srl, che da decenni produce viti e bulloni. È un decisione di potere a fare traballare gli equilibri di una famiglia che aveva sempre vissuto dell'azienda, ma anche per l'azienda. Al comando della società subentra, per volontà degli anziani genitori, mamma Angelina e suo marito, fondatore dell'azienda, il maggiore dei fratelli, Luca Tromboni. Il primogenito sostituirà il fratello minore Sandro, la cui gestione aveva portato il deficit della Srl a ottocentomila euro. Per questo, il fratello maggiore  era stato richiamato da Roma per ricoprire quel ruolo. Una decisione che aveva collocato, negli equilibri familiari, il maggiore dei fratelli in una posizione di superiorità. Luca, infatti, era stato ritenuto più capace e responsabile. Al suo ritorno, cercherà di meritarsi questa preferenza con una gestione antitetica rispetto a quella del predecessore. Sceglierà, come primo atto della propria governance di decurtarsi lo stipendio e di pretendere che anche gli altri manager facciano la stessa cosa. Compreso suo fratello, che dagli oltre tremila euro di stipendio cui era abituato, dovrà passare a circa mille e cinquecento.

Il 20 marzo avrebbero dovuto formalizzare la decisione, ma il 19 succede qualcosa di terribile. Luca, cinquanta anni, una moglie e un figlio adolescente, viene trovato cadavere in una pozza di sangue, all'interno del capannone in via Brenta. È mamma Angelina, di 76 anni, a fare la terribile scoperta. Due colpi d'arma da fuoco, una alla testa e una nell'addome, sparati in successione, hanno portato via la vita del suo Luca. I sospetti degli investigatori si fermano subito su Sandro, il fratello con cui la vittima aveva avuto litigi anche pesanti per la gestione della ditta. A confermare le loro supposizione arrivano poi le prove.

Dall'esame del personal computer di Sandro, emergeranno tracce dell'acquisto di un kit per la pulizia di una pistola calibro 7.65, l'arma usata per il delitto e mai ritrovata. L'esame dello stub, poi evidenzierà tracce polvere da sparo sul giubbotto. A completare il quadro, poi, arriva la testimonianza di una donna con cui il sospetto omicida aveva una relazione extraconiugale e che rivelerà che proprio due giorni dopo l'omicidio di Luca Tromboni, Sandro le aveva raccontato che il fratello era stato ucciso con tre colpi di pistola questi particolari non erano emersi. Questa molteplicità di elementi porterà alla condanna all'ergastolo, confermata nel 2019 dalla Corte di Cassazione, di Sandro Tromboni. Reo di aver ceduto ai sentimenti di gelosia e vendetta nei confronti di un fratello.

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