Luca Lucci, arrestato per il tentato omicidio di Anghinelli: “Se uno fa lo scemo nella curva lo seccano”
Ieri il capo ultrà del Milan Luca Lucci ha ricevuto la terza ordinanza di custodia cautelare in carcere. L'uomo è accusato del tentato omicidio di Enzino Anghinelli, il narco-ultrà rossonero che è sopravvissuto all'agguato organizzato il 12 aprile 2019 in via Cadore. Per gli inquirenti, Lucci sarebbe da considerarsi il mandante.
In un'intercettazione della Direzione distrettuale antimafia, riportata dal quotidiano Il Corriere della Sera, una persona avrebbe detto che "quando c'era qualcuno che voleva fare un attimo lo scemo nella curva del Milan l'han seccato. L'han sparato, è vivo ma come un vegetale". L'esecutore materiale del tentato omicidio sarebbe, sempre secondo i magistrati, Daniele Cataldo. L'uomo, che è in carcere dal 17 ottobre, sarebbe il "vice" di Lucci.
Sembrerebbe che il tentato omicidio di Anghinelli sia legato alla scalata di Domenico "Mimmo" Vottari, che è legato alla cosca di ‘ndrangheta di San Luca e fondatore del gruppo rossonero "Black devil". Nel 2018 Vottari avrebbe provato a scalzare sia Lucci che Giancarlo "Sandokan" Lombardi. I due sarebbero stati protetti da Antonio Rosario Trimboli, testimone di nozze di Domenico Papalia. Vottari avrebbe invece cercato protezione da Giuseppe Calabrò, vicino alle cosche di Milano, che però sarebbe legato da diversi legami di parentela con il clan Papalia.
E infatti lo stesso, come riportato da Corsera, avrebbe detto a Vottari: "Se non era intervenuto Peppe, se non c'era Sarino gli saltavo in testa. Stavo andando con la prepotenza proprio a fargli male". Per il giudice per le indagini preliminari, Domenico Santoro, i contatti tra "esponenti della Curva Sud" e "ambienti della criminalità organizzata calabrese" dimostrano "un progressivo avvicinamento tra delinquenza da stadio e ‘ndrangheta, che lascia pensare a sviluppi preoccupanti" e che confermerebbe la pericolosità del gruppo capeggiato da Lucci.