L’omicida di Carol e il sopralluogo per disfarsi del corpo: “Trovato tempo per recensire l’hotel”
Avrebbe anche trovato il tempo per lasciare una recensione per una struttura in cui era stato ospitato. Davide Fontana, come ha ammesso lui stesso durante il primo interrogatorio e quello di convalida, nelle settimane successive all'uccisione di Carol Maltesi, avrebbe affittato un appartamento a Vararo, comune in provincia di Varese, nei pressi del Lago Maggiore. Stesso luogo in cui avrebbe provato anche a dar fuoco ai resti di Carol.
Il 43enne dovrà rispondere di omicidio volontario
Ieri, giovedì 31 marzo, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l'arresto. Per il 43enne l'accusa è di omicidio volontario. In base a quanto raccontato dallo stesso, l'avrebbe colpita più volte con un martello. Subito dopo le avrebbe tagliato la gola. Il corpo di Carol è stato poi trovato il 20 marzo da Fausto Fedrighi in un dirupo della frazione di Paline, a Borno (Brescia). L'uomo ha infatti visto i quattro sacchi neri della spazzatura abbandonati e, dopo averne aperto uno, ha trovato i resti della 26enne.
Come si è risaliti a Carol
Fin da subito, il medico legale ha notato che il cadavere era stato sezionato, congelato e bruciato. L'omicida ha anche provato ad asportare i tatuaggi nel tentativo di impedire l'identificazione della ragazza. Cinque giorni dopo il suo ritrovamento, è stata diffusa una nota stampa in cui sono stati descritti ben undici tatuaggi. Grazie alle segnalazioni di un uomo, residente in provincia di Parma, al giornale Bsnews.it, è stato possibile risalire a Carol. È stato il giornalista Andrea Tortelli a inviare dei messaggi al numero della ragazza. Ed è stato Davide Fontana, che fingendosi Carol, avrebbe risposto. Alla richiesta di inviargli un messaggio vocale, la conversazione è stata interrotta.
L'interrogatorio e la confessione
Quattro giorni più tardi, il 43enne è andato dai carabinieri di Rescaldina. Ai militari ha raccontato di aver conosciuto la ragazza nell'autunno del 2020 per via di una comune passione per la fotografia e i social network. E sempre a loro ha detto che Carol era andata via da Rescaldina per trasferirsi in provincia di Verona e avvicinarsi così al figlio di sei anni. Aveva qualche volta notato che le luci nel suo appartamento erano accese e, quella stessa mattina, l'auto parcheggiata sotto casa.
La sera stessa il 43enne è stato interrogato dal pubblico ministero e dai carabinieri di Brescia che fin dall'inizio avevano seguito il caso. E durante questo interrogatorio sono emerse alcune contraddizioni: al pm e ai militari di Brescia ha detto che la donna, dopo essersi trasferita, gli avrebbe lasciato l'auto che avrebbe poi usato liberamente. Dopo avergliele fatte notare, l'uomo ha confessato. A loro, come confermato poi durante l'interrogatorio di convalida davanti al gip, ha raccontato che tra i due – subito dopo essersi conosciuti – era nata una relazione, durata un mesetto, che si sarebbe poi trasformata in una collaborazione e amicizia. A gennaio 2022, la ragazza gli avrebbe detto di essere intenzionata a trasferirsi tra provincia di Verona, per avvicinarsi al figlio, e Praga.
I sopralluoghi, gli acquisti e le recensioni
Alcuni giorni dopo la notizia del possibile trasferimento, i due si sarebbero incontrati nell'appartamento della ragazza. Dopo un rapporto sessuale, l'uomo l'avrebbe colpita con un martello alla testa. Davanti al pm e poi successivamente al gip avrebbe detto che "credendo che fosse già morta, ma non sapendo che altro fare", l'avrebbe accoltellata. Dopo essere rimasto lì a fissare il corpo per circa mezz'ora, sarebbe tornato a casa.
L'uomo ha tenuto il suo cellulare
Il giorno dopo l'omicidio, l'uomo si sarebbe recato in un negozio e avrebbe comprato una accetta e un seghetto, che avrebbe poi gettato a Legnano. I resti del corpo sono stati poi messi in cinque sacchi neri e nascosti in un freezer a pozzetto che il 43enne aveva comprato appositamente. E sempre in quei giorni aveva comprato delle tende oscuranti per coprire le finestre. Dopo il sopralluogo a Varano, l'uomo ne aveva fatto un altro a Borno e anche qui aveva pernottato in un albergo. Fin dal giorno dell'uccisione di Carol, l'uomo ha tenuto il suo cellulare.
"Indomita ferocia ed estrema pericolosità"
Quello di Davide Fontana è stato un barbaro femminicidio. Un gesto per il quale, secondo il gip, "non può dubitarsi della piena consapevolezza e volontà dei propri atti da parte dell'indagato". Anzi le sue azioni – dai sopralluoghi e fino a fingersi lei al cellulare o simulare che fosse viva pagandole addirittura le bollette – dimostrerebbero "la ferma pervicace, inamovibile volontà dell’indagato di evitare le conseguenze delle sue gravissime azioni" e che dimostrerebbero anche un rischio di fuga. Le sue azioni dimostrerebbero inoltre "una indomita ferocia ed estrema pericolosità" e una totale mancanza "di ogni senso di umana compassione".