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Lombardia, test rapidi dai medici di base: “Noi ci siamo, ma mancano gli studi dove eseguirli”

Sono in arrivo i test antigenici rapidi che aiuteranno ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso e sul tracciamento di contatti e persone positive al Coronavirus. In Lombardia però bisognerà attendere ancora qualche giorno: “I test non sono ancora disponibili perché manca l’accordo regionale che arriverà nei prossimi giorni”, spiega Anna Carla Pozzi segretaria provinciale per Milano della federazione italiana dei medici di medicina generale.
A cura di Ilaria Quattrone
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Sono in arrivo i test antigenici rapidi che aiuteranno ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso e sul tracciamento di contatti e persone positive al Coronavirus. Regione Lombardia aveva comunicato che sarebbero dovuti essere disponibili già da oggi, lunedì 2 novembre, tra le Ats (Agenzia di tutela della salute) e le Asst.

"I test non sono ancora disponibili perché nonostante sia stato raggiunto un accordo a Roma con le Regioni, in Lombardia manca ancora quello regionale che fornirà le linee guida per il loro utilizzo e che arriverà nei prossimi giorni", spiega a Fanpage.it, Anna Carla Pozzi segretaria provinciale per Milano della federazione italiana dei medici di medicina generale. Domani intanto in Giunta sarà discussa una delibera che disciplinerà l'utilizzo dei test rapidi negli studi dei medici e pediatri di famiglia, il cui costo si aggirerà intorno ai 18 euro.

Dottoressa, come funzioneranno i test antigenici rapidi? 

Ancora non lo sappiamo con precisione. Aspettiamo di vedere cosa deciderà Regione Lombardia. In ogni caso verrà effettuato ai conviventi di persone risultate positive al Covid, ma asintomatiche e per coloro che presenteranno dei sintomi lievi o comunque poco chiari per avere velocemente una diagnosi.

Qual è la vostra posizione in merito a questi test? 

Siamo disponibili a farli, anche se siamo sovraccaricati di lavoro è necessario che un medico di medicina generale risponda alla situazione d'emergenza che sta interessando il territorio. Il problema però è dove eseguirli. Non tutti  gli studi sono adeguati a fare i tamponi a casi sospetti in modo sicuro. Spesso noi lavoriamo in dei condomini infatti, quindi come possiamo permettere a un caso con sintomi di andare avanti e indietro? C'è un problema di sicurezza che riguarda sia noi che i cittadini.

Dove potrebbero essere fatti? 

Noi chiediamo dei locali adeguati. Un po' come è stato fatto per i vaccini antinfluenzali. Andrebbe bene anche una tenda della protezione civile. Ribadisco, la medicina generale c'è, ma con le adeguate protezioni per la popolazione.

Quanti medici aderiranno?

Ancora non lo sappiamo. Dipenderà tutto da come Regione strutturerà il progetto. Ogni medico di medicina generale si candiderà in modo volontario e ce ne sarà uno per ogni territorio e qualora non ce ne fossero di disponibili saranno impiegati degli infermieri. Io sono certa che ci sarà una grande adesione, soprattutto tra i più giovani. Purtroppo di medici di famiglia ce ne sono pochi: è un problema che ci trasciniamo da anni.

Qualora l'esito del test antigenico dovesse essere positivo, cosa accadrà?

Se positivo, bisognerà confermare l'esito con il tampone molecolare. Purtroppo i test antigenici rapidi individuano solo delle proteine del virus e quindi sono meno sensibili e specifici e proprio per questo motivo, una volta eseguito, è necessario trovare conferma nel tampone molecolare che invece riesce a vedere pezzetti di Rna del virus.

Questo però come potrebbe alleggerire il carico di lavoro?

Prima di tutto se il test risulta negativo, non sarà necessario fare il tampone molecolare. Il rapido consente di orientarsi tra le persone che presentano sintomi e che magari non sono positivi al Covid, ma anche tra coloro che invece sono stati contagiati. In caso di antigenico positivo, potrò isolare immediatamente la persona e far fare il tampone. Il vantaggio è soprattutto quello di avere immediatamente il risultato che aiuterà tantissimo per il tracciamento.

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