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Lombardia, Roberto Maroni ancora a processo: “Pressioni per contratto a un’amica architetto”

L’ex governatore lombardo Roberto Maroni andrà di nuovo a processo, dopo la condanna ad un anno in appello arrivata un anno fa per l’inchiesta Expo. È accusato di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per presunte pressioni per fare avere un contratto per un incarico pubblico a un’amica architetto.
A cura di Simone Gorla
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Roberto Maroni è di nuovo a processo a Milano. L'ex presidente della Lombardia, già condannato in appello a un anno per presunte pressioni per favorire una sua ex collaboratrice, Mara Carluccio, si trova ora nuovamente sotto accusa, questa volta a causa di presunte pressioni per fare avere un contratto per un incarico pubblico a un'amica architetto.

Roberto Maroni di nuovo a processo

Oggi il gup Sara Cipolla ha rinviato a giudizio Maroni insieme a un altro imputato, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Giovanni Polizzi. La prima udienza si terrà il 2 dicembre alla quarta sezione penale. Al centro del caso c'è il contratto in Ilspa (Infrastrutture lombarde spa, poi confluita in Aria) assegnato all'architetto Giulia Capel Badino. La posizione di quest'ultima, che era indagata per false dichiarazioni al pm, era stata già stralciata.

È accusato di induzione indebita e turbata libertà nella scelta del contraente

Per l'ex numero uno di Palazzo Lombardia l'accusa è di induzione indebita e turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per una vicenda molto simile a quella per cui è arrivata la condanna un anno fa. Per l'accusa Maroni, "abusando della sua qualità di vertice dell'ente regionale nonche' dei suoi poteri", avrebbe fatto pressioni sull'allora dg di Ilspa Guido Bonomelli, "affinché conferisse un incarico pubblico all'architetto" a cui per la procura era "legato da una relazione affettiva". L'incarico trovato per Capel Badino sarebbe stato nell'ambito del progetto della Città della Salute.

L'ex governatore: Non c'entro nulla, mi sento vittima di una vera ingiustizia

"Sono stato rinviato a giudizio perché da Governatore avrei favorito l'assegnazione di una consulenza professionale da parte di ILSPA. È falso: l'incarico fu assegnato dalla società regionale in data 27 aprile 2018, quando io da oltre due mesi non ero più il Governatore", ha commentato Maroni con un post sul suo profilo Facebook. "La società agì dunque in piena autonomia, conferendo un affidamento diretto ‘sotto soglia'. In modo assolutamente regolare: per quel tipo di incarico la legge non prevede alcuna procedura di gara. Andare a processo per un fatto in cui non c'entro nulla mi fa sentire vittima di una vera ingiustizia, come purtroppo accade troppo spesso. Ma ho le spalle larghe, ne ho passate tante e supererò anche questa ennesima ingiustizia. E non intendo rassegnarmi: bisogna tornare a lottare per una giustizia giusta".

La condanna in appello per l'inchiesta Expo

Nel novembre 2019 Maroni è stato condannato in appello per l’inchiesta Expo in cui era imputato per induzione indebita e turbata libertà di scelta del contraente per pressioni volte a far ottenere incarichi e consulenze a due sue ex collaboratrici dei tempi del Viminale, Mara Carluccio e Maria Grazia Paturzo (quest'ultima mai indagata ed estranea alle vicende giudiziarie).

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