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Lombardia, pronto soccorso vicini al collasso: “Serve un nuovo lockdown”

I pronto soccorso lombardi sono vicini al collasso. Troppi pazienti, sempre più gravi, necessitano di cure per problemi respiratori legati al Coronavirus. Da qui la richiesta di Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 delle strutture di emergenza: “Ora bisogna chiudere – dice all’Adnkronos – Siamo arrivati al punto che è necessario un lockdown. Soprattutto in alcune aree il sistema assistenziale è vicino al collasso. Milano è più avanti, ma anche altre province hanno quell’andamento esponenziale che preoccupa”.
A cura di Francesco Loiacono
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(immagine di repertorio)
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Chiudere tutto, di nuovo. Per aiutare la Lombardia a contenere la pandemia di Coronavirus e a invertire i tassi di crescita di casi e ricoveri serve un nuovo lockdown. A dirlo all'agenzia di stampa Adnkronos Salute è Guido Bertolini, a capo del laboratorio di Epidemiologia clinica dell'Istituto di ricerca Mario Negri e responsabile del Coordinamento Covid-19 dei pronto soccorso lombardi. Sono proprio le strutture deputate alle emergenze ad essere vicine al collasso: "Ora bisogna chiudere – dice Bertolini – Siamo arrivati al punto che è necessario un lockdown. La situazione di rischio è generalizzata, riguarda tutta la regione. Soprattutto in alcune aree il sistema assistenziale è vicino al collasso. Milano è più avanti, ma anche altre province hanno quell'andamento esponenziale che preoccupa".

Con la crescita esponenziale dei casi a cui si assiste ormai da giorni in Lombardia, e che come ricordava l'infettivologo Massimo Puoti è l'effetto di una circolazione esponenziale del virus che risale a due settimane fa, il sistema di tracciamento è andato in tilt e la pandemia, secondo Bertolini, non è più controllabile: "È necessario chiudere. Ormai è tardi per altro – dice l'epidemiologo -. Qualunque misura ha effetti fra 10-15 giorni. Anche se chiudiamo tutto adesso, per 15 giorni andremo avanti a vedere questa crescita impressionante dei contagi e dei malati che hanno bisogno di cure con sofferenza degli ospedali. Se i pronto soccorso sono in una situazione quasi ingestibile, ed è così, quella sofferenza poi arriva a tutti i livelli. Anche la società non viene risparmiata".

Proprio oggi Regione Lombardia ha smentito categoricamente l'ipotesi di un lockdown a Milano o in altre zone, che era stata avanzata in un articolo apparso sul quotidiano "Il Messaggero". Eppure lo stesso governatore Attilio Fontana, qualche giorno fa, pur dicendo di voler far di tutto per scongiurare un nuovo lockdown non l'aveva esclusa del tutto tra le ipotesi. In tutta la Lombardia è stato istituito dallo scorso 22 ottobre il coprifuoco notturno dalle 23 alle 5, a cui da ieri 26 ottobre si sono aggiunte le ulteriori restrizioni previste dall'ultimo Dpcm firmato dal presidente Conte. Misure che però, secondo Bertolini, "rappresentano un passo avanti, ma purtroppo non sono sufficienti". Da qui la richiesta avanzata per conto di tutti i pronto soccorso lombardi: "Chiediamo di applicare, subito, le misure più restrittive di contenimento della diffusione del virus nella società, su tutto il territorio regionale, o almeno nelle aree più a rischio (come Milano) senza indugio e a costo di impopolarità".

Bertolini, che da bergamasco ha vissuto iun prima persona il dramma della prima ondata della pandemia, vuole evitare che si ripetano scene – come le bare trasportate dall'esercito – viste a Bergamo. All'Adnkronos spiega pertanto cosa sta succedendo nei pronto soccorso sotto stress: arrivano sempre più pazienti che hanno bisogno di ossigeno, ventilatori come la Cpap o l'intubazione a causa di problemi respiratori, ma al tempo stesso alcuni non riescono ad essere ricoverati immediatamente e quindi restano anche per tre giorni "sospesi" nelle aree di smistamento del pronto soccorso in attesa di una destinazione: "Una situazione davvero pericolosa che impone scelte e strategie immediate".

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