Lombardia, nelle Rsa torna l’incubo Covid, da marzo nulla è cambiato: “Mancano tamponi e infermieri”
Ritorna l'incubo Covid nelle Rsa della Lombardia dove si registra una impennata nei decessi così come i focolai che all'interno delle strutture assistenziali per anziani continuano ad aumentare. Dopo quanto accaduto lo scorso marzo dove la maggior parte delle morti per Coronavirus si è avuta proprio nella Rsa tanto da spingere le procure di diverse province lombarde ad aprire numerose inchieste per far luce sull'accaduto, la situazione non sembra essere mutata. I tamponi non vengono effettuati, il personale infermieristico non è sufficiente a coprire le esigenze dei pazienti e l'organizzazione delle strutture spesso non è all'altezza delle rette pagate dai famigliari. La denuncia arriva da Valerio Zanolla, segretario generale Spi CGIL Lombardia, che chiarisce: "In Lombardia ci sono più di due milioni di anziani e la sanità continua a non essere all'altezza delle loro esigenze".
Nel convegno del 29 ottobre "Quale cura per questa sanità malata?", uno dei temi centrali è stato quello delle Rsa
Quanto sta accadendo nella Rsa, con il virus che è riuscito nuovamente ad entrarvi nonostante quanto accaduto a marzo, ci pone dinanzi a diversi problemi che abbiamo esposto e per i quali chiediamo risposte. Innanzitutto l'assistenza agli ospiti delle strutture assistenziali per anziani in cui vi è una evidente carenza di infermieri che fanno fatica a seguire con attenzione tutti i degenti.
Quello della mancanza di infermieri è un tema ad ampio spettro che riguarda anche gli ospedali però
Certo, perché è un tema che riguarda la sanità in generale: bisogna assumere infermieri e togliere vincoli di spesa per la sanità pubblica. Quando uno ha bisogno della sanità ha bisogno principalmente che funzioni, non importa che sia pubblica o privata, ma se si danno soldi ai privati e non al personale sanitario, come accade per gli infermieri la risposta è chiara. E ciò che accade nelle case di riposo è uguale: contratti precari, poche tutele e stipendi bassi li portano a scappare.
Quindi gli anziani non sono seguiti in modo corretto nelle Rsa?
Nelle Rsa ci sono rette alte ma gli ospiti non seguiti con attenzione dagli infermieri: è un dato di fatto. Il punto però è che ci sono Rsa che hanno utili interessanti, se guardiamo in particolare ai privati che decidono di investirvi, diventando di fatto gli unici che ne hanno benefici: il punto è che sono proprio le Rsa che vanno ripensate, si tratta di strutture con centinaia di ospiti, quando al massimo bisognerebbe esserne 60 o 70. Basta vedere quanto accaduto al Pio Albergo Trivulzio di Milano. Secondo i dati già ora nelle Rsa della Lombardia c'è il 60% degli anziani contagiato.
La situazione non sembra diversa da marzo
Regione Lombardia ci ha promesso tamponi per ospiti e personale delle strutture ogni 15 giorni. Noi insistiamo su tre temi fondamentali: tampone per tutti, possibilità che vengano curati nella giusta misura e il blocco delle tariffe per le Rsa. Il paradosso è che se un anziano viene contagiato in una struttura, l'ospedale non lo ricovera a meno che non vi siano sintomi gravi, e questo significa che dovrà restare nella struttura continuando a pagare anche la retta.
E a chi pensa di "rinchiudere" gli over 70 in casa?
Pura demagogia dire che gli anziani debbano stare a casa o negli alberghi. Rinchiudere le persone a casa loro non significa proteggerle, anche perché potrebbero comunque avere contatti con famigliari. E se si ammalano gli anziani ormai sappiamo che rischiano la morte ma se si ammalano i giovani non sappiamo cosa succederà. Il punto è che non bisogna contagiarsi: le persone che si ammalano ora potrebbero avere conseguenze per anni. Tutti hanno un solo obiettivo, che la economia riparta come prima, ma non è così. Ora curiamo qualcuno e poi torniamo a fare quello che facevamo prima, invece bisogna ripensare il sistema sanitario.