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Lombardia, le insidie di fiumi e canali: “Bagno solo nei lidi al lago, altrove si rischia la vita”

“Nei fiumi e nei canali artificiali la balneazione è vietata. Ci si dovrebbe andare solo per pescare o al massimo, laddove possibile, per bagnarsi i piedi. Ma non certo per farsi il bagno”. A dirlo a Fanpage.it è Luciano Fascendini, coordinatore del Nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco della Lombardia, 40 anni di carriera alle spalle e dal 2017 Cavaliere al merito della Repubblica. “Nei laghi ci sono dei lidi, dove c’è un presidio ci si può fare il bagno, ma in tutti gli altri punti anche se magari non c’è un divieto, la balneazione resta pericolosa”.
A cura di Francesco Loiacono
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"In 40 anni di carriera mi è capitato purtroppo di effettuare solo due salvataggi in laghi e corsi d'acqua: per il resto, ho recuperato solo salme". È tranchant la dichiarazione di Luciano Fascendini, coordinatore del Nucleo sommozzatori dei vigili del fuoco della Lombardia, a Fanpage.it. Il capo reparto, che nel 2017 è stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica, è però una persona che sicuramente sa di cosa parla, e che non usa molti giri di parole: "Nei fiumi e nei canali artificiali la balneazione è vietata. Ci si dovrebbe andare solo per pescare o al massimo, laddove possibile, per bagnarsi i piedi. Ma non certo per farsi il bagno".

D'estate gli interventi dei sommozzatori aumentano in modo esponenziale

Con l'estate che entra nel vivo si succedono purtroppo in Lombardia tragici incidenti di persone che si avventurano per un bagno nei corsi d'acqua e nei laghi della regione, in cerca di refrigerio, e muoiono annegati. Nel tentativo di poter sensibilizzare i cittadini Fanpage.it, che sul tema ha già sentito il parere di alcuni esperti, ha contattato anche i vigili del fuoco: "Il numero di interventi che effettuiamo è molto elevato, e durante l'estate naturalmente l'aumento è esponenziale", spiega il capo reparto Fascendini. E quando si parla di interventi, per i sommozzatori, nella quasi totalità dei casi si tratta purtroppo di salme da recuperare: "In una settimana io ne ho recuperate due", spiega il vigile del fuoco. D'estate "purtroppo c'è anche un aspetto sociale, perché non tutti possono permettersi una vacanza e quindi si riversano in massa sui laghi e sui fiumi. Migliaia e migliaia di persone che potenzialmente potrebbero avere un incidente". Quando accade, non c'è esperto nuotatore che tenga: "Se una persona si dovesse trovare in difficoltà, se non ha delle conoscenze specifiche viene vinto dalla situazione".

Per chi si fa il bagno valgono sempre i consigli della nonna

Per tutti coloro che proprio non volessero rinunciare a fare qualche bracciata Fascendini raccomanda quelli che sono un po' i "consigli della nonna": "Evitare di fare il bagno subito dopo mangiato, specie se si mangia eccessivamente, o dopo aver bevuto alcolici. L'idrocuzione, lo choc termico, ti può far perdere conoscenza". Ma purtroppo vi è anche chi, per la situazione oggettiva in cui si trova, non ha dei nonni o dei genitori da poter ascoltare: "Un dato che purtroppo emerge dai nostri interventi è che in molti casi di tratta di extracomunitari, specialmente ragazzini che magari sono qui senza genitori. Disconoscono il pericolo e quindi si avventurano, andando incontro a gravi rischi".

Le insidie sono maggiori nei fiumi e nei canali

In Lombardia, spiega il capo reparto, non c'è una zona più pericolosa delle altre: "Può capitare dal lago di montagna al Po, non c'è un luogo ben definito". Ma le insidie dei fiumi e dei canali sono leggermente diverse, e maggiori, di quelle presenti nei laghi. "Nei fiumi e nei canali non c'è un lido con un presidio di salvataggio. Nei corsi d'acqua la balneazione è a proprio rischio e pericolo e nei canali artificiali è espressamente vietata. Nei fiumi ci sono le correnti, i rulli, oppure situazioni dove la morfologia del torrente o dei fiumi può variare da un giorno all'altro. Uno può pensare di riuscire a toccare in un determinato punto, ma magari nel frattempo è cambiato il letto del fiume perché è arrivata una piena. C'è poi l'acqua fredda, lo choc termico, con un salto di temperatura che dai 40 gradi esterni può passare ai 5-10 gradi del fiume. Nei fiumi e nei torrenti generalmente ci si deve andare a bagnare i piedi – conclude il capo reparto – ma neanche quello, perché magari uno poi si avventura e viene trascinato dalla corrente. Meglio non avventurarsi del tutto, si corrono rischi inutili".

Nei laghi si dovrebbe andare solo dove si sono dei presidi

Se farsi il bagno in fiumi e torrenti è quindi "fortemente sconsigliato", cosa cambia nei laghi? "Nel lago non è che la situazione cambi molto. Non c'è sicuramente la corrente, però non si può presidiare ogni punto dei laghi e quindi serve un po' di coscienza. Nei laghi ci sono dei lidi, dove c'è il presidio uno può farsi tranquillamente il bagno, ma in tutti gli altri punti anche se magari non c'è un divieto, la balneazione resta pericolosa". Spesso si sente dire che nei laghi si finisce "risucchiati" in gorghi: "Non è del tutto così. Possono esserci gorghi e correnti nei fiumi. Nel lago c'è una brezza, ma correnti non ce ne sono, anche perché nei laghi le masse d'acqua anche per un discorso fisico si spostano dall'alto verso il basso. Le insidie però ci sono: sono le temperature e il fatto che, dopo una corona naturale sul fondale, non si tocca più e si può andare in difficoltà".

Il capo reparto soccorse Michael, il ragazzo rimasto 42 minuti sott'acqua

Dall'alto della sua esperienza il capo reparto Fascendini in generale raccomanda la massima prudenza quando si ha a che fare con l'acqua: "Purtroppo l'uomo non è un essere acquatico. E in Italia io dico: siamo un popolo di navigatori, santi, poeti ma non siamo dei bagnanti. La maggior parte delle persone anche a mare si bagna, non nuota. Ed è proprio quello che bisognerebbe fare". L'ultimo pensiero lo rivolge con molta modestia alle uniche due circostanze in cui, nella sua carriera, ha "avuto la fortuna" di salvare dalle acque due persone. "La prima volta fu nel gennaio del 2013 a Como: mi tuffai, cosciente delle mie possibilità e dopo essermi tolto solo le scarpe, per salvare una persona che stava tentando il suicidio. Di solito affidarsi all'istinto è negativo, ma in quel caso agii anche con razionalità e andò bene". La seconda circostanza è invece un caso eclatante. Fascendini infatti fu tra coloro che nell'aprile del 2015 intervennero a Castelletto di Cuggiono, nel Milanese, per recuperare dalle acque del Naviglio grande l'allora 15enne Michael. Il ragazzo riuscì a salvarsi dopo essere rimasto 42 minuti sott'acqua, risvegliandosi all'ospedale San Raffaele dopo un mese di coma: "Fu un caso che ha stravolto l'aspetto del primo soccorso".

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