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Covid 19

Lombardia, l’appello delle famiglie con bimbi disabili: “Vaccinate il prima possibile noi genitori”

Fortunato Nicoletti, presidente del Comitato famiglie disabili lombarde, chiede a Regione Lombardia di vaccinare il prima possibile i parenti conviventi dei bambini affetti da disabilità di età inferiore ai 16 anni e quindi escusi dalla campagna vaccinale. A Fanpage.it spiega che sarebbe l’unica soluzione possibile “per costruire uno scudo di protezione dal Covid attorno ai nostri figli”.
A cura di Giorgia Venturini
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Foto di repertorio
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"I nostri bambini con disabilità non avranno il vaccino anti Covid, somministrate quindi il prima possibile le dosi a noi famigliari conviventi". È questo l'appello che Fortunato Nicoletti, presidente del Comitato famiglie disabili della Lombardia, rivolge alla Regione. "Solo il vaccino ci permetterà di ritornare a una vita normale", spiega a Fanpage.it Nicoletti, che presenterà un documento ufficiale al presidente Attilio Fontana.

Una vita normale che ad oggi sembra ancora lontana? 

Lontanissima. È da marzo che siamo chiusi in casa ed evitiamo al minimo il contatto con altre persone. Così vive la mia famiglia, che sta facendo di tutto per proteggere Roberta (la figlia di Nicoletti affetta da una patologia alle ossa e che convive con delle difficoltà respiratorie), così tutte le altre famiglie con un caso di disabilità. Vaccinarci significherebbe stare comunque attenti, ma ritornare a fare una gita al parco. Ritornare a uscire di casa, ritornare a una vita quasi normale.

Un vaccino che però ora per voi non c'è ancora?

Il piano vaccinale prevede la somministrazioni delle dosi, appena finita la campagna vaccinale per gli operatori sanitari, solo per persone disabili che hanno compiuto i 16 anni.

E per i bambini?

Nulla, per loro non c'è nessuna dose. Sia chiaro, noi non chiediamo che i nostri figli vengano vaccinati: non si conoscono nel dettaglio gli effetti che potrà avere sui bambini con grave forme di disabilità e i dottori quindi lo sconsigliano. Per questo, infatti, tutte le famiglie del Comitato chiedono che vengano vaccinati il prima possibile i famigliari conviventi e tutte le persone vicine ai nostri figli. Solo così possiamo tutelarli veramente.

Nessun ente ancora oggi ha preso in considerazione questa soluzione?

No, nonostante noi continuiamo a chiedere più protezione perché l'unico modo possibile per evitare complicazioni è creare uno scudo attorno ai nostri figli. Per questo speriamo che la richiesta fatta oggi – martedì 12 gennaio – a Regione Lombardia possa trovare una soluzione concreta al più presto, perché non tutti i bambini, se contagiati, risultano asintomatici al Coronavirus.

Un rischio da evitare a tutti i costi. 

Specialmente se prendiamo in considerazione situazioni come quella di mia figlia Roberta (protagonista del libro pubblicato poco prima di Natale da Fortunato Nicoletti dal titolo "Nessuno è escluso") che ha gravi problemi di respirazione. Per questo il virus deve stare fuori da casa nostra, anche se questo vuol dire ridurre le uscite e restare il più possibile a casa.

L'unica arma a disposizione contro il Covid resta quindi il vaccino per voi famigliari. Anche se una volta vaccinato non è detto che il virus non possa essere trasmesso.  

Su questo infatti non ci sono certezze, ma i rischi possono essere ridotti. Ci aiuterebbe molto avere più assistenza da parte della istituzioni. Da marzo attendiamo una risposta alla domanda: cosa fare in caso di positività al Covid in un bambino con disabilità? Non abbiamo nessun protocollo da seguire, eppure servirebbe un isolamento particolare, delle strutture adeguate che accolgano i nostri figli. Ancora oggi invece nessuno ha pensato a noi. Risultato? Abbiamo trascorso un anno terribile e ora siamo stremati.

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