Lombardia, il 90 per cento delle mascherine pannolino ancora negli scatoloni: sono costate 8 milioni
Il 90 per cento delle mascherine-pannolino ordinate da Regione Lombardia, costate 8 milioni di euro, sono rimaste chiuse negli scatoloni. Lo hanno scoperto le indagini della guardia di finanza, al lavoro sul caso dopo un esposto presentato dal sindacato Adl Cobas.
Mascherine pannolino di Regione Lombardia quasi inutilizzate
I dispositivi che Palazzo Lombardia ha comprato dall'azienda Fippi di Rho, che avrebbero dovuto essere la soluzione per la carenza di mascherine durante la fase più acuta dell'emergenza coronavirus, sarebbero quindi rimaste quasi del tutto inutilizzate perché troppo scomode e sgradevoli da utilizzare. Lo riporta il quotidiano Repubblica.
Otto milioni di euro per i dispositivi rimasti negli scatoloni
Regione Lombardia aveva acquistato 18 milioni di pezzi pagati 8 milioni di euro (45 centesimi ciascuna) attraverso la centrale acquisti Aria. Durante le dirette Facebook gli assessore della giunta regionale avevano presentato queste mascherine come il prodotto "a chilometro zero" che avrebbe risolto il problema della mancanza di dispositivi, che all'epoca riguardava anche ospedali, case di cura e Rsa.
Le proteste dei sindacati e l'inchiesta della Procura di Milano
Per i presunti ritardi nell'autorizzazione da parte dell'Istituto superiore della sanità era nata anche una polemica tra Milano e Roma. All'inizio di aprile le certificazioni erano arrivati ed era iniziata così la distribuzione. Subito si erano levate le prime proteste da parte dei sindacati ("sono mutande, mettetevele voi") e quindi un'inchiesta della Procura di Milano. Adl Cobas in un esposto spiegava che intere strutture ospedaliere destinatarie delle forniture "hanno ritenuto preferibile non fare utilizzare per nulla le mascherine al personale" ritenendole non sicure.
I rilievi della guardia di finanza potrebbero ora essere oggetto di approfondimenti da parte della Corte dei Conti.