Lombardia, i nodi della riforma della sanità: dal ruolo delle Ats alla “mano libera” per i privati
Sono state presentate ieri, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia alla presenza del presidente della Regione Attilio Fontana e dell'assessora al Welfare e vice presidente Letizia Moratti, i punti cardine della revisione della legge regionale della sanità. Il testo del progetto di legge, approvato ieri in giunta regionale, approderà il 30 luglio alla Commissione sanità del Pirellone per poi essere discusso e approvato in Consiglio regionale. La sanità è la principale voce di spesa nel bilancio della Regione Lombardia: quella che viene ritenuta un'eccellenza a livello italiano con la pandemia ha mostrato dei limiti che la riforma dovrebbe cercare di risolvere. Eppure, già da quanto mostrato ieri e da alcune anticipazioni che Fanpage.it ha potuto avere, sembrano essere diversi i nodi ancora irrisolti.
Il nodo aperto dei compiti a capo delle Ats
Una delle questioni su cui c'era più attesa riguardava sicuramente la possibilità di creare una sorta di Agenzia unica che mandasse direttive omogenee su tutto il territorio regionale, sul modello veneto, al posto delle otto Ats (Agenzia di tutela della salute), che corrispondono sostanzialmente ai vari territori provinciali. Stando già a quanto presentato, la prima ipotesi sembrava scartata, puntando però a un ridimensionamento parziale dei compiti delle Ats, anche se non era stato spiegato nel dettaglio ancora in che termini questo dovesse avvenire. Il ruolo delle Ats è fondamentale perché a loro era deputata, ad esempio, la negoziazione delle prestazioni con le strutture private accreditate. Diventava quindi fondamentale capire se rimanesse o meno in capo al direttore della singola Ats il compito di sedersi al tavolo con gli amministratori delegati dei grandi gruppi privati, e non, ad esempio, all'assessore al Welfare, come richiesto da una parte dell'opposizione. A quanto apprende però Fanpage.it nel testo della revisione, che ha avuto l'ok della giunta Fontana, questo compito della negoziazione e acquisto delle prestazioni sanitarie delle strutture accreditate rimarrebbe in capo alle Ats, che invece ad esempio non si occuperebbe di tutto il percorso della presa in carico dei cronici, che ora passerebbe alle Asst (Aziende socio-sanitarie territoriali), e rimarrebbe invece una via di mezzo tra Ats e Asst il tema delle cure primarie.
Il privato dovrebbe sopperire alle lacune del pubblico sul territorio
Il rapporto con il privato accreditato è importante per poter coprire ad esempio alcune lacune o debolezze del pubblico che potrebbero presentarsi sul territorio. Nel momento della contrattazione infatti si potrebbe chiedere al privato accreditato, oltre alle prestazioni nelle quali si è specializzato, che sono magari molto remunerative, anche l'offerta di altre prestazioni, ambulatoriali ad esempio, meno convenienti sul lato economico ma che sono invece necessarie in un determinato territorio. Altro nodo sui compiti riguarda anche il tema dei controlli. Stando a quanto detto ieri dalla Moratti in conferenza dovrebbe esserci un maggiore controllo della direzione welfare, anche se non è stato specificato in che termini: "Le Ats continuano ad avere un ruolo estremamente importante". "Il rapporto col privato avrà un governo, da parte della Regione, rafforzato, tenendo conto degli investimenti e dell’offerta che il privato propone di fare", aveva aggiunto l'assessora regionale al welfare.
La nuova medicina territoriale: case della comunità e ospedali di comunità
Stando a quanto illustrato dalla vice presidente Moratti tra i pilastri della nuova riforma della sanità regionale ci saranno 100 distretti, 216 case della comunità e 64 ospedali di comunità per rafforzare la medicina territoriale lombarda. A quanto apprende Fanpage.it inoltre, nel testo viene data la possibilità anche al privato di concorrere all'istituzione delle case di comunità e degli ospedali di comunità. I distretti saranno uno ogni 100mila abitanti (nelle comunità montane uno ogni 20mila abitanti), dove si troveranno le diverse strutture territoriali, dai poliambulatori agli ospedali di comunità, passando per le case della comunità dove ad esempio saranno presenti un medico con disponibilità giornaliera di quattro ore, due ostetriche, medici di medicina generale, infermieri di famiglia e specialisti ambulatoriali. Verrà rafforzata anche la ricerca biomedica e l'innovazione grazie alla creazione di un vero e proprio hub che metterà in connessione gli enti di ricerca, le università e le imprese, per creare un polo di eccellenza "che permetterà di non disperdere le risorse e allo stesso tempo di attrarre importanti finanziamenti esteri" ha precisato Moratti.
Il personale: previste nuove assunzioni
Per far funzionare la macchina illustrata è stato ribadito che il 30 per cento delle figure professionali nelle strutture territoriali sarà di nuova assunzione. "Il tema del personale rimane centrale – ha precisato ieri in conferenza il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana – Il governo nazionale a questo punto dovrà allargare le maglie e fare in modo che i maggiori investimenti vadano di pari passo con l’incremento delle borse specialistiche e il superamento dei numeri chiusi soprattutto per le branche più carenti". Anche la vice presidente Moratti è intervenuta sul punto, aggiungendo che: "Le figure di cui necessitiamo sono soprattutto infermieri. Il ministro Speranza ha parlato di 30 mila infermieri nei prossimi tre anni a livello nazionale e ha previsto gli stanziamenti. Ci auguriamo che il governo prosegua su questa linea".
Il cronoprogramma e le risorse
La vice presidente Moratti ha poi indicato un cronoprogramma dall’entrata in vigore della legge, che prevede il completamento del potenziamento della Rete territoriale entro tre anni. Inoltre: l'istituzione di nuove aziende ospedaliere nella città metropolitana di Milano entro 24 mesi dall'approvazione della legge e la valutazione dell’istituzione di nuove aziende ospedaliere sul restante territorio della Lombardia entro 36 mesi dall’avvio delle Aziende ospedaliere nella città di Milano. Entro sei mesi anche la costituzione del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive. Per quanto riguarda la realizzazione degli Ospedali di Comunità: 26 ospedali nel 2022, altri 19 nel 2023, ai quali si sommeranno altri 19 nel 2024. Saranno poi realizzate 86 case di comunità nel 2022, 65 nel 2023, 65 nel 2024. "La nostra attenzione va alla cura della persona, rafforzando l’attività territoriale. L’obiettivo è accompagnarla nella prevenzione, nella cura e nella riabilitazione. Ciò deve avvenire in un percorso qualificato che non preveda vuoti" ha detto Moratti. Le risorse per la realizzazione delle strutture territoriali prevedono 1,35 miliardi per l'edilizia sanitaria e, tra le altre voci, 76 milioni per i costi del personale necessario da impiegare nelle diverse strutture sanitarie, così diviso: 17,8 milioni nel 2022, 28,6 nel 2023 e 29,7 nel 2024. Dai numeri stimati del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza), ci saranno poi 166 milioni per la telemedicina e 451 milioni per il potenziamento delle cure domiciliari. Dai fondi regionali verranno 85 milioni per il centro per la prevenzione delle malattie infettive.
Critiche le opposizioni
"La Regione Lombardia ha partorito un topolino ed è riuscita a peggiorare un testo che già allora era gravemente insufficiente, creando ancora più confusione ad esempio sul tema delle cure primarie" ha dichiarato Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd, raggiunto da Fanpage.it. "Le otto Ats odierne sono una delle cause principali del fallimento della gestione delle politiche sanitarie pre Covid e durante la pandemia e su questo ancora una volta Regione dimostra di non imparare dai suoi errori mettendo davanti a sé il tornaconto cinico della occupazione partitocratica della sanità sul territorio a dispetto di un sistema fluido di governance dove vi sia una forte assunzione di responsabilità chiara nei confronti dei cittadini", dichiara a Fanpage.it Michele Usuelli, consigliere di +Europa. "Quella di Moratti e Fontana è una controriforma. Invece di cambiare integralmente il sistema, e adeguarlo ai bisogni concreti di assistenza dei lombardi, si privilegia la burocrazia delle Ats per favorire il privato e frenare la sanità pubblica – ha detto Marco Fumagalli, consigliere del M5s – Serviva una radicale innovazione del sistema e una ristrutturazione generale; è stato elaborato qualche misero ritocco che non risolverà i problemi". Il consigliere Niccolò Carretta (Azione) aggiunge: "È stata presentata una linea generale di riforma, ma temo che il braccio di ferro all’interno della maggioranza non sia terminato. Ci sono tanti temi che vengono toccati solo marginalmente e l’impressione che la Riforma di rivoluzionario non abbia proprio nulla è molto forte".